La critica e l'arte di Leonardo da Vinci

114 PARTE SECONDA

Per saturare la forma nella massa eterea, l’arte deve avere costante il carattere della morbidezza.

Per disegnare, « più facilmente si disegnerà sopra materia che non sia estrema, come sarebbe a dir sopra carta bianchissima, e con instromento che non sia estremamente acuto, come sarebbe penna tinta d'inchiostro, ma sì con penna sottilissima tinta nella sola acquerella, over con pietra tedesca e rossa, et sopra la carta tinta: sì che sendovi poca differenza tra'l colore del disegno et la carta, senza confusione per l'oggetto s'accenni chetamente tutto ciò che s'è concetto nella mente... Di questo modo ho veduto io molti disegni che faceva Leonardo d'inventioni sopra carte tinte, et anco bianche, ma poi disegnate et tocche appena col lapis rosso o nero, per non generar confusione nella mente in vedere due colori estremi che insieme contendono, com'è il nero inchiostro sopra la carta bianca, sopra la qual disegnava sottilmente con gran consideratezza il profondo Buonarotti » (1).

Fatta così la debita riverenza a Michelangelo, il Lomazzo preferisce il sistema di Leonardo, e lo spiega nel suo effetto d’arte con una perspicuità rara; coerentemente, anzi interpretando ad personam il monito del trattato di Leonardo : « Guardisi anco il pittore che per dimostrarsi perito nell'arte dell’ Anatomia non esprima in tutti i corpi tutti i muscoli che l'Anatomista trova, quando essercita l’arte sua ne’ corpi naturali; come fece Michel'Angelo » (2). Per esempio, nei « fanciulli che richiedono ie membra tonde soavi, et piene di dolcezza, senza muscoli crudi, et aspri » si usi la « morbidezza, si come espresse Leonardo Vinci » (3).

Come dalle crudezze formali dovute agli eccessivi muscoli,

(1) Trattato, p. 483. (2) Trattato, p. 291. (3) Trattato, p. 289.