La critica e l'arte di Leonardo da Vinci

LA TRADIZIONE CRITICA SULL’'ARTE DI LEONARDO ib

così si guardino i pittori dalle erudezze di luce, ma assecondino la natura nella diversità di riflessi dovute alle diversità di materie, secondo hanno insegnato Leonardo, Raffaello ecc. « Non considerando tali diversità molti pittori, i quali hanno nitratto da giovanetti, appresso tali figure di giesso, et marmi con que’ lumi crudi fieri, et acuti, hanno tenuto tal maniera d'allumare; laquale veramente si come è causata da tali corpi à tali anco solamente per fingere s’aspetta. Mà questi tali estendendolo anco più oltre senza consideratione anco nelle figure finte di carmi, lo usano dandovi quella medesima qualità di lumi, onde non le possono appresentare simili al vero» (I). Costoro, che il Lomazzo biasima, sono certo alcuni seguaci di Michelangelo : si abbia presente quel che dice il Vasari di Battista Franco.

Nella trattazione del panneggio l’ideale plastico seguito a Firenze, sin dagl’inizi del Quattrocento, aveva suggerito uno speciale gusto per il panno sottile e atto a rivelare il nudo. Sin da quando scriveva Leon Battista Alberti, pur con delicati temperamenti, tale gusto si era palesato. Anche di fronte a tale questione il Lomazzo assume una posizione netta.

«Che i panni seguano il nudo » è «sorte di panneggiare più artificiosa che naturale, la quale, per far conoscere se medesimo, Michel Agnolo... hà usato nella Pavolina capella in Vaticano, facendo ad un tratto vedere il nudo et vestito... Et però per questa via si può comprendere nel suo Mose quanto sia male agevole à far che i panni seguano il nudo, et habbino tuttavia forza, et garbo di falde, sì che da loro posta senza affettatione paiano esser belli, e ben accomodati appresso al nudo. Perilche senza osservatione di certi estremi nel ricercar del nudo è più facile far i panni che vadano e terminino in-

(1) Trattato, p. 226-229.