La critica e l'arte di Leonardo da Vinci

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LA TRADIZIONE CRITICA SULL’ARTE DI LEONARDO 143

sentimento poetico leggero, chiaro e libero si dimostra essere avvelenata dalla tendenza distruttiva e dall’inimicizia contro un idealismo artistico sano e robusto. Per questa ragione egli nell'artista non vede che un grandissimo incantatore, un esperimentatore nel campo delle belle arti, impotente a condurre a termine nessuna delle sue opere, non perchè lavori come un dilettante, ma perchè sempre si trova oppresso da visioni non atte alla produzione della bellezza artistica, sia nel campo antico che nel moderno. Tutta la sua inesauribile originalità intellettuale, priva di passioni e di sentimenti semplici, lo fa apparire nel dominio dell’arte come un Caino » (1).

Non solo le pitture ma anche gli scritti di Leonardo smentiscono il doppio processo di astrazione compiuto dal Wolynski. Egli infatti astrae l’intellettualismo vinciano da ogni sua manifestazione profondamente morale, e vede « la Gioconda » come le altre pitture, fuori dalla realtà dell’arte, a traverso un contenuto morale interpretato a sua volta con il suddetto intellettualismo astratto. Il solo lato interessante di un atteggiamento come quello del Wolynski è di provare l’antitesi fra l’idealismo di un Italiano del Rinascimento e il così detto misticismo slavo, il quale ha pure le sue lunghe propaggini nella cultura contemporanea, sì da contribuire alla posizione nettamente antivinciana assunta da Bernardo Berenson.

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Mentre la critica psicologica del secolo XIX, essenzialmente francese, conduceva a rappresentare l’arte di Leonardo

sotto un aspetto insospettato dai precedenti scrittori, la critica

{1) Non conosco la monografia del Wolynski nell'originale russo. (Pietroburgo, 1900). Ho tratto un passo tra i più significativi del pensiero del W. dall'ampio resoconto di W. v. Seidlitz, in « Archivio Storico Lombardo », XXXI, 1904, p. 143 e seg.