La critica e l'arte di Leonardo da Vinci

LA TRADIZIONE CRITICA SULL’'ARTE DI LEONARDO 149

H colore di Leonardo non deve essere considerato « subordinato » ma caîtivo. « Se dipingete oggetti colorati, dovete dipingerli rettamente o erratamente. Non vi è altra scelta. Potete introdurre poco colore, se vi pare. Una pura tiata rosea in un disegno a carbone, per esempio; o in generale pallide lumeggiature, come usò Michelangelo nella Sistina. Tali opere implicano debolezza, imperfezione: non necessità di errore. Ma se dipingete con pieno colore, come Raffaello e Leonardo, dovete essere o veri o falsi. Se veri, dipingerete come i Veneziani. Se falsi, la vostra forma supremamente bella, può distogliere l’attenzione dell'osservatore dal colore falso... ma la pittura non sarà più grande perciò. Se Leonardo e Raffaello avessero colorito come Giorgione, l’opera loro sarebbe stata più grande e non minore di quello che è » (1).

In omaggio al colore, il Ruskin dunque formula una effettiva condanna dell’arte di Leonardo. Eppure egli stesso ha osservato che l’arte non è tuita la verità della natura (caos), e che lo stile è una parte delle verità. Se avesse inteso che non di una parte delle verità, bensì di una singola verità lo stile è composto, egli non sarebbe stato indotto alla sua condanna. Infatti, perchè lo stile dei coloristi è superiore a quello dei chiaroscuristi, secondo il Ruskin? Perchè quello contiene maggior numero di verità di questo. Ma non si tratta di quantità : si tratta di qualità; e qui è l’errore del Ruskin. In questo come in quello stile esiste per ciascuno una sola verità, che non può esser misurata a metro. Sebbene cioè le categorie del Ruskin rispondano alle opere d’arte infinitamente di più di quelle tradizionali, per esempio del Mengs, pur tuttavia non combaciano

perfettamente con la realtà, e rimangono sempre categorie astratte.

(1) Modern Painters, cit. vol. I. 349.