La critica e l'arte di Leonardo da Vinci

150 PARTE SECONDA

E lo stesso Ruskin era sulla via maestra della critica, quando esaltava, per esempio, il Botticelli per il suo stile lineare, dimostrando che la semplice linea può portare alla perfezione l’opera d’arte; oppure quando ammetteva che certe forme sottili possono essere rivelate soltanto dal chiaroscuro. E allora perchè inibire all’artista di realizzare una sua speciale visione, solo perchè per realizzarla è necessario uno stile che non è fondato sul colore? Ecco: alla libertà dell'artista viene imposto un limite. Egli non può scegliere il soggetto che vuole, perchè il soggetto deve essere adatto alla interpretazione cromatica. Al gusto personale dell’artista viene quindi opposto il gusto personale del critico. Ed è naturale che il critico non possa più comprendere l'artista.

Se a ciò si aggiunge che i dubbi del Ruskin sulla religiosità di Leonardo corrispondono a un errore storico, come sì dirà, i due capisaldi della condanna ruskiniana — religione e chiaroscuro — vengono dunque a crollare.

Ma non si può opporsi al Ruskin senza considerare quale altezza abbiano assunto i suoi preconcetti, quale profonda sensibilità egli abbia dell’opera d’arte, anche se non l’approva. Ciò che non ammette come perfezione assoluta dell’arte, egli ammette come stadio storico dello sviluppo universale dell’arte. E il vantaggio della sua visione è d'intendere il « chiaroscuro » come interpretazione della massa, con effetto cromatico, e con tendenza formale. Evidentemente, in questa interpretazione, per la prima volta dopo tre secoli, è superato anche il Lomazzo. Era sufficiente forse intendere che ogni stile ha una sola verità, e che il chiaroscuro di Leonardo non è il chiaroscuro, per esempio, di Michelangelo, per trasformare l’interpretazione unilaterale in totale comprensione artistica ; e, forse,

per evitare una ingiusta condanna.