La critica e l'arte di Leonardo da Vinci

LE PREFERENZE ARTISTICHE 65

‘mezze tinte, e vuole la penombra. E a tutto l’estende : a uomini e a cose; alle figure e al paesaggio. Per essa afferma: la bellezza è la penombra.

« Quel corpo farà maggiore differenza da l’ombre ai lumi, che si troverà essere visto da maggiore lume, come lume di sole, o la nocte il lume del foco: e questo è poco da usare in pittura imperochè l’opere rimangono crude e sanza grazia.

« Quel corpo che si troverà in mediocre lume, fia in lui poca differenza dai lumi all’ombre; e questo accade sul fare della sera, o quando è nuvolo ; e queste opere sono dolci e àcci gratia ogni qualità di volto, sicchè in ogni cosa li stremi sono vitiosi ; il troppo lume fa crudo, il troppo scuro non lascia vedere; il mezzano è bono! » (i).

« Pon mente per le strade sul fare della sera ai visi di uomini e di donne, quando è cattivo tempo, quanta grazia e dolcezza si vede in essi. Adunque tu, pittore, avrai una corte accomodata co’ muri tinti di nero con alquanto sporto di tetto sopra esso muro...; e quando non la copri con tenda, sia sul far della sera per ritrarre un'opera, e quando è o nuovolo, o nebbia; e questa è perfetta aria » (2).

« Grandissima grazia d'ombre e di lumi s'aggiunge ai visi di quelli che seggono sulle porte di quelle abitazioni che sono oscure, e gli occhi del riguardatore vedono la parte ombrosa di tali visi essere oscurata dalle ombre della predetta abitazione, e vedono alla parte illuminata del medesimo viso aggiunta la chiarezza che le dà lo splendore dell’aria: per la quale aumentazione di ombre e di lumi il viso ha gran rilievo, e nella parte illuminata le ombre quasi insensibili, e nella parte ombrosa i lumi quasi insensibili; e di questa tale rappresenta-

(1) Richter, 516. Trattato, B. 699. (2) Trattato, B. 135.

VENTURI