La critica e l'arte di Leonardo da Vinci

68 PARTE PRIMA

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Un colorista ha bisogno che luce ed ombra sieno bene distinte, ama anzi gli sprazzi improvvisi di luce, i suoi guizzi nell'ombra; e quindi spesso ricerca la luce particolare, che fornisce raggi limitati, a discrezione del capriccio pittorico. Ma Leonardo non vuole distaccare la luce e l’ombra, poichè ne cerca solamente il passaggio. E ha quindi bisogno di luce universale. In tal modo, sotto un certo aspetto abolisce la luce, la riduce a un fluido vagante senza personalità, che sottintende la luce, la suggerisce e non l’attua. Nei passi seguenti questo criterio è fissato : per intenderlo, conviene tener presente come Tiziano, Tintoretto, Caravaggio, i grandi coloristi olandesi del Seicento, abbiano tutti amato il lume particolare, ne abbiano nutrito la loro vita; e come invece la domanda imperiosa del lume universale si sia riaffermata con la riforma neo-classica del Settecento. « Il lume non ha da venire come da un finestra, o da un buco : dee anzi in una gran massa illuminar tutto e direttamente » (1). È Francesco Milizia che parla.

Ed ecco i passi di Leonardo :

« Il lume tagliato dalle ombre con troppa evidenza è sommamente biasimato da’ pittori, onde, per fuggire tale inconveniente, se tu dipingi i corpi in campagna aperta, farai le figure non illuminate dal sole, ma fingerai alcuna qualità di nebbia o nuvoli trasparenti essere interposti infra l’obietto ed il sole, onde, non essendo la figura del sole espedita, non saranno espediti 1 termini delle ombre co’ termini de’ lumi» (2).

« Il chiaro e lo scuro, cioè il lume e le ombre, hanno un mezzo, il quale non si può nominare nè chiaro nè scuro, ma egualmente partecipante di esso chiaro e scuro; ed è alcuna

(1) Dell'arte di vedere nelle belle arti del disegno secondo i principii di Sulzer e di Mengs. Venezia, 1792, pag. I01. (2) Trattato, B. 84.

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