La critica e l'arte di Leonardo da Vinci

LE PREFERENZE ARTISTICHE 69

volta egualmente distante dal chiaro e dallo scuro, ed alcuna volta più vicino all’uno che all’altro » (I).

« L’onbre, fatte dal sole o altri lumi particulari, sono senza gratia del corpo, che da quelle è accompagnato, imperochè confusamente lascia le parti divise con evidente termine d’ombra da lume e l’ombre sono di pari potentia ne l’ultimo che nel principio » (2).

«Le figure hanno più grazia poste ne’ lumi universali che ne’ particolari e piccoli, perchè i gran lumi, non potenti, abbraciano i rilievi de’ corpi, e le opere fatte in tali lumi appariscono da lontano con grazia; e quelle che sono ritratte a lumi piccoli pigliano gran somma d'ombra, e simili opere fatte con tali ombre mai appariscono dai luoghi lontani altro che tinte » (3).

« Ancora i lumi fatti da piccole finestre fanno gran differenza dai lumi alle ombre, e massime se la stanza da quelle illuminata sarà grande; e questo non è buono da usare » (4).

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Qualunque motivo pittorico è ricondotto da Leonardo alla luce e all'ombra. i

« Il campo, che circunda le figure di qualunque cosa dipinta, debbe essere più oscuro che la parte alluminata d'esse figure e più chiaro che la loro parte ombrosa » (55).

È il metodo applicato da Leonardo, per esempio, nella Gioconda ; e ha uno scopo chiaro di rilievo. Se infatti le parti chiare rilevano sulle scure, il nero assoluto del massimo scuro terminante l’immagine si distacca fortemente dal relativo chiaro

(1) Trattato, B. 660. (2) Richter, 550. (3) Trattato, B. 486. (4) Trattato, B. 700. (5) Richter, 562