La critica e l'arte di Leonardo da Vinci

LE PREFERENZE ARTISTICHE 73,

peggi sopra un altro, ma solo esso corpo per sè si spiccherà. Se il termine della cosa bianca si scontrerà sopra altra cosa bianca, se esso sarà curvo, creerà termine oscuro per sua natura, e sarà la più oscura parte che abbia la parte luminosa, e se campeggierà in luogo oscuro, esso termine parrà la più chiara parte che abbia la parte luminosa » (1).

Sin dal Cinquecento era noto agli scrittori di cose d’arte che Leonardo fu il primo a togliere via le durezze dello stile pittorico. Quelle durezze consistevano appunto nei contomni fortemente segnati. Nessuna meraviglia dunque ch'egli stesso abbia coscienza della necessità di superare in pittura la visione lineare.

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Come dicemmo, la concezione del panneggio fu probabilmente il contatto stilistico più importante con ciò ch'egli conobbe dell’arte classica. La satira feroce contro gli abiti dell’età sua rivela le sue nette preferenze formali, alle quali egli è condotto anche da tendenze intellettualistiche.

«I panni che vestono le figure debbono mostrare di essere abitati da esse figure. Con breve circuizione mostrare la attitudine e moto di tali figure e fuggire le confusioni di molte pieghe, e massime sopra i rilievi, acciocchè sieno cogniti » (2).

Alcuni «s’imnamorano tanto de’ vari aggruppamenti di varie pieghe, che n’empiono tutta una figura, dimenticandosi l’effetto perchè tal panno è fatto, cioè per vestire e circondare con grazia le membra... Non nego già che non si debba fare alcuna bella falda, ma sia fatta in parte della figura dove le membra infra essa e il corpo raccolgono e ragunano tal panno » (3).

(!) Trattato, B. 469.

(2) Trattato, B. 517. (3) Trattato, B. 520.