La critica e l'arte di Leonardo da Vinci

74 PARTE PRIMA

« Come a uno panno non si deve dare confusione di molte pieghe, anzi ne fa solamente dove colle mani o colle braccia sono ritenute, il resto sia lasciato cadere semplicemente dove lo tira sua natura, e non sia intraversato lo ignudo da troppi limiamenti o rompimenti di pieghe.

« Come i panni si debon ritrare di naturale, cioè se vorai fare panno lino usa le pieghe secondo quello, e se sarà seta o panno fino o da vilani o di lino o di velo, va diversificando a ciascuno le sue pieghe, e non fare abito come molti fanno sopra i modelli coperti di carte o corami sottili che t'inganneresti forte » (1).

La visione formale è dunque innegabile. Tuttavia, essa lascia finestre aperte al capriccio pittorico : per esempio, « la bella falda»; e sopra tutto, la considerazione delle diverse qualità di panno. Ciò significa poter variare i riflessi luminosi a volontà, ottenere effetti di trasparenza, che non sono formali, insomma pittorica libertà.

Leon Battista Alberti aveva già chiaramente espresso la avversione diffusa contro i ricchi fregi, contro tutto ciò che, con la sua materiale ricchezza, veniva a nascondere a impesantire a ingoffre la naturale e spirituale apparenza dell’immagine umana. Leonardo cammina oltre, ma per la medesima via, divien mordace contro i ridicoli zerbinotti ai quali conîrappone la bellezza semplice delle montanare. E il contrasto supera in una visione di capelli scherzanti col vento, ornati del loro stesso diverso rivoltare : concreta cioè il sogno dell'angelo nella « Vergine delle rocce ».

«Non vedi iu che infra le umane bellezze il viso bellissimo ferma i viandanti e non i loro ricchi omamenti? E questo dico a te che con oro od altri ricchi fregi adorni le tue figure.

(1) Richter, 392.