La legazione del cardinale Antonio Berberini nella Guerra del Monferrato

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voi a, il quale, non essendo riuscito a stipular nulla di concreto' con alcuna delio parti contendenti, vìveva in continue amarezze e timori (1). Intanto gli agenti pontifici si aliati cava no Intorno al congresso, da cui speravano trarre notevoli vantaggi pel bene della cristianità in generale, e dell Italia in particolare. Ai Cardinal legato fu. da Carlo Emanuele e dallo Spinola, offèrto di presiedere in persona il congresso (2); il cardinale Antonio rispose, per mezzo del Panciroio, non poter aderire al desiderio dei confederati, non volendosi esporre ad un risultato negativo, cosa del resto assai probabile, stante l'ostinazione della Spagna, che pretendeva nuovamente il cambio del. Monferrato (8). Noi tempo stesso l'imperatore di Germania, ricevuta dal Nevers una lettera, in cui domandava rinvestitura, senza alcun accenno alla parola perdono, scrisse al pontefice, esortandolo « pel bene suo o delia cristianità » ad esigere che il Nevers scrivesse una lettera in cui fosse accennato a qualche errore involontario, altrimenti non avrebbe ricevuto mai binvestitnra.. volendo dimostrare alla cristianità, « che nessun principe potrà chiamare stranieri e poggiare sull'aiuto d'altri che di Casa d’Austria » (4). In caso contrario esser risoluto a proceder con severità, sequestrando gli Stati del duca di Mantova, ed investendone, come devoluti all impero, una delle sue figlie, che darebbe in moglie al duca di Toscana, con accresci mento di titolo di re 15). Questo disegno dispiacque ad urbano \ 111, il quale non sapeva a quale partito appigliarsi. Non übbidire a Ferdinando li era irritarlo troppo, e spingerlo agli estremi; V acconsenti re al suo desiderio poteva svegliare la diffidenza, od i sospetti del Nevers e della Francia, il cui favore gli era necessarissimo, tanto per la difesa dello Stato ecclesiastico, minacciato ed oppresso dalla sempre formidabile potenza spaglinola, quanto per sfuggire alle vendette di Cosare. Il contegno tutto nuovo, indipendente, mirabile che Urbano Vili di fronte allimperatore aveva stimato necessario d'assumere, derivava dall’aver egli consultato soltanto i suoi interessi politici. Poteva il Papato d ! allora prendere un al irò indirizzo? Bisogna confessare che ciò era per lo mono cosa molto difficile, essendo stretto nei vincoli del dominio temporale. Il collegare V autorità spirituale alla strapotenza della. Casa d’Absbnrgo avrebbe cagionato nient’altro che il dominio assoluto di Spagna o di Pesare sopra tutta l’ltalia, compresavi la stessa Roma. Per quanto poca resistenza lo Stato ecclesiastico, essendo aperto da ogni lato, potesse fare ai suoi nemici, esso era a quei tempi tanto importante, chela sua. esistenza, insieme a Savoia e Venezia. valse a preservare l’ltalia da totale servitù. Adottata una lìnea di condotta, doveva ormai il pontefice essere coerente a quella,

(1) Vedi Ricotti, Storia delia Monarchia Piemontese* Firenze, G. Barbera edit., 1861. voi. I°, pag. 283-286. (9) e Gennaio 1630. Il Panciroio al Card. Legato (Bibl. Barberini, Cod. LXXTI. 40, Foglio 44, Doc. XXX). 9 Gennaio 1630. Il Mazzarino al Card. Legato (ivi, Fog. 57, Doc. XXXIII). (3) 12 Gennaio 1630. F. Barberini al Ballotta (Ardi. seg. del Vat,, Cifre di Germania, N. 120, Foglio il, Doc, V). (4) 12 Gennaio 1630 deci!. 7 Febbraio. Il Palletta a F. Barberini (Ardi. seg. del Vat, Cifre di Germania. N. 120, Foglio 39. Doc Xl. (5ì 19 Gennaio 1680, decif. 7 Febbraio. Il Ballotta a F. Barberini (Ardi. seg. del Vat., Cifre di Germania, X. 120, Foglio 22, Doc. Vili).