Bibliografia Vichiana I
421
SALPI • LOMONACO
Oltre la vecchia Vita letteraria di Francesco Saverio Solfi scritta da L M Greco (Cosenza, 1839), sono da vedere la Rivoluzione napoletana del 1799 > 1® Storiografia italiana nel secolo decimonono (indici dei nomi, sub Salti ») e altri volumi del Croce (per esempio, le Pagine sparse, 111 238-39) : e segnatamente Carlo Nardi, La vita e le opere di Francesco Saverio Solfi (Genova, libreria editrice moderna, 1925), di cui cfr. soprattutto pp. 202, n. 1, 204, 206, 217, 219-20, 221, 389-40. Consultare inoltre Gentile, Dal Genovesi al Galluppi, pp. 64-66. Dell’ Eloge de Filangieri, oltre l’edizione francese (Paris, Didot l’ainé, 1822 e, di nuovo, 1840), è da tenere presente la traduzione italiana di Emmanuele Rocco (Napoli, lipogr. di E. Rocco, 1866), pp. 21, 32-33, 61-63, 68-69 : del Résumé, oltre l’edizione francese (Paris, Janet, 1826), anche la traduzione italiana, edita nel 1848 a Firenze, p. 360. Un elenco compiuto degli articoli inseriti dal Salti nella Revue encyclopédique dà il Nardi, pp. xiv-xx : vedere sul Vico voi. II (1819), pp. 540-41 ; VI (1820), 364-65 ; VII (1820), 343-55, e segnatamente V (1820), 103 sgg. ov’ è la recensione dello scritto del Fodera, sulla quale cfr. anche Nardi, pp. 219-20. Per la lettera del Salti al Niccolini, Nardi, pp. 339-40 : per quella di Andrea de Angelis al Michelet, Donali, Nuovi studi, p. 483. 4. F. Lomonaco. Altro vichiano ardente fu Francesco Lomonaco, nato a Montalbano lonico nel 1772, esule in Lombardia nel 1799, morto suicida a Pavia (precipitandosi nel Ticino) il 1° settembre 1810. Dopo avere pubblicato nel 1800 a Milano il fiero e coraggioso Rapporto al cittadino Carnai , il Lomonaco détte fuori, nel 1803, con la data «Italia», ma parimente a Milano, le Vite degli eccellenti italiani , delle quali si fece nel 1835 una seconda edizione luganese. E ivi (prima edizione, 111, 102-29 ; seconda, 11, 266-99), inseriva un saggio sul Nostro, difettoso al certo quanto a informazione biobibliografica (v. sopra pp. 282, 285-86 e 292) e al quale è stato giustamente rimproverato d’avere esibito « un Vico travestito alquanto alla giacobina e all’anticlericale, e perciò né genuino né molto efficace», ma tanto più notevole così per un preciso giudizio sul Vico filosofo, come, e ancora meglio, sul Vico scrittore, in quanto, sotto codesto secondo aspetto, esso si contrappone, e non senza un’esplicita battuta polemica, a quella che, allora e per molto altro tempo, era e restò opinione corrente, e che poco prima, come si vedrà or ora (paragrafo 11, numero 1), aveva trovato un autorevole portavoce in quell’ espertissimo letterato ch’era Vincenzo Monti. E invero del Vico filosofo il Lomonaco scrive che, « siccome Erodoto diceva che Minosse era il più regale de’ regi, giacché governava la città con lo scettro di Giove, così noi dir potremmo che Giambattista Vico sia il più filosofale di tutti i filosofi ». E del Vico scrittore, che