Bibliografia Vichiana I
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MANZONI
Vico filosofo, per lo meno del Vico storico, esibito nel terzo paragrafo del secondo capitolo del citato Discorso su alcuni punti della storia longobardica in Italia. Dai secoli eroici e dal medio evo, dalle leggi e dalle poesie, dai simboli e dai monumenti, e da etimologie talvolta ingegnose e che sono una scoperta, ma talvolta arbitrarie e smentite da cognizioni venute dopo di lui ; dai riti religiosi, dalle formole di giurisprudenza e dalle dottrine filosofiche ; da tempi e fatti e pensieri insomma sparpagliati, per così dire, nella vita del genere umano, egli tolse qua e là qualche indìzio, che, a dir vero, nelle sue idee diventa troppo spesso certezza. Ma quando, dopo aver dimostrato l’arabiguità, la falsità, la contradizione delle idee comuni intorno allo stato della società in un'epoca oscura e importante, egli apporta invece una idea fondata sur una nuova osservazione dei pochi fatti noti di quell’epoca ; quanti errori distrugge egli in un punto, che fascio di verità presenta in una di quelle formole splendide e potenti, che sono la ricompensa del genio che ha lungamente meditato ! E quando pure o la scarsità delle cognizioni positive, o l’amore eccessivo di alcuni principi generali, o la confidenza che nasce negli ingegni avvezzi a scoprire, lo trasporta o arresta in opinioni evidentemente false, o d’una oscurità perpetua ed inestricabile, perché prodotta da inesattezza nelle sue idee, e quindi nelle sue espressioni ; egli lascia pure un senso di ammirazione, e dà quasi un esempio di audacia che potrebb’esser felice con qualche condizione in più : quando egli non vi dimostra la verità, vi fa pur sentire di avervi condotti in quelle regioni dove soltanto si può sperar di trovarla. Eppure, malgrado tanto cordiale simpatia pel Nostro, malgrado tanto acuta visione nel delineare i tratti fondamentali della sua fisionomia di storico, malgrado tanto oculata equanimità nel valutare il contributo recato dalla Scienza nuova alla storiografia, il Manzoni, anziché vichiano, va considerato piuttosto come uomo che, senza averne sentore, è naturalmente incline all’antivichismo. A un punto tale, anzi, e non solamente per mentalità, ma anche per temperamento e carattere morale, che, secondo osserva il Croce, all’ opposto dell’ autore della Scienza nuova, a cui « fu possibile esser tutt’insieme, con candidezza, pio credente e storico grande e realistico », l’autore dei Promessi sposi non volle essere neppure, come avrebbe ben potuto, « credente e poeta di passione ». Troppo in lui l'interessamento, anzi, si potrebbe dire, lo spasimo moralistico soverchiava l’interessamento storico, ossia quel desiderio febbrile di verità che divorava il Vico ; troppo, anche dopo la sua conversione al cattolicesimo, permaneva in lui della giovanile formazione volterianamente intellettualistica; troppo poco, per disposizioni naturali, il suo ingegno, malgrado la sua im-