Bibliografia Vichiana I
466
DE CESARE - JANNELLI
Galluppi, p. 68 ; e nuovamente Croce, Storiografia italiana nel secolo decimonono, 1, 17, 40, 69, 97, 119. 6. C. Jannelli. È probabile che presso i meri filologi il nome di Cataldo Jannelli da Brienza (1781-1849) non sia ricordato oggi se non attraverso un accenno quasi satirico di Teodoro Mommsen, il quale, conosciutolo di persona nella sua prima gita giovanile napoletana, si compiacque di presentarlo come colui che faceva derivare la lingua osca da quella ebraica. Eppure, malgrado codesta e altre consimili ingenuità e fantasie che s’incontrano nei lavori archeologici del Jannelli, la prima opera veramente importante sul pensiero del Vico è proprio il «saggio», che egli, allora «scrittore della reai Biblioteca di Napoli », pubblicò nel 1817, presso la tipografia napoletana del Porcelli, col titolo Sulla natura e necessità della scienza delle cose e delle storie umane (pagine xx-240 in ottavo). Di certo sull’autore, malgrado il forte intelletto, le credenze cattoliche gravavano a un punto tale da fargli quasi porre da parte, e, nel poco che ne dice, considerare con animo ostile, le scoperte vichiane di filosofia del linguaggio e segnatamente di filosofia del mito e della religione : il che mostra che, se intelligenti o, per lo meno, consequenziari, anche i cattolici sanno scorgere ciò che ai suoi tempi aveva fatto toccare con mano il Finetti (v. sopra pp. 264-67), cioè ( repetita invanì ) quanto quelle scoperte ripugnino alle concezioni di Santa Madre Chiesa. E, ch’è più, nel costruire la sua teoria della storiografia, il Jannelli, lungi dal seguire interamente il Vico, che, tutto intento a interiorizzare questa, non pensò di certo a ricorrere al calcolo e peso delle testimonianze (v. sopra p. 415), attese, simultaneamente, all’elaborazione logica delle testimonianze e alla formazione d’ una scienza storica, in cui scrive il Croce o unità»; con che, naturalmente, secondo, del resto, era stato preannunziato dal titolo dell’opera, formolo, dualisticamente, l’esigenza di due scienze diverse : « l’ima delle cose umane, che definisse le loro cagioni generatrici, i loro bisogni determinatori e le forze effettrici ; e l’altra delle storie umane, che insegnasse la natura delle idee storiche, i caratteri delle storie formate, i fondamenti di verità o falsità, esattezza o inesattezza, completezza o incompletezza delle tradizioni, e fosse la scienza della fede e del testimone »; non senza aggiungere che di codeste due scienze, tra le quali affermava intercedere lo