Bibliografia Vichiana I
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HEGEL
tèndo che nome e dottrine dell' autore della Scienza nuova fossero dal 1816 a conoscenza dell’autore della Fenomenologia, questa e le principali opere hegeliane erano state composte o concepite prima, e talora molto prima, con l’ovvia conseguenza che nella formazione del pensiero di chi le aveva scritte parrebbe da escludere una qualsiasi efficacia, diretta o indiretta, vichiana. Con ciò, per altro, non si vuole punto dire che le affinità mentali tra il Vico e lo Hegel non siano molte e di molta importanza. Sono anzi tante, di tanta importanza e, per lo •meno nell’ltalia meridionale, la storia della fortuna dell’ uno ha interferenze così frequenti con quella della fortuna dell’altro, che, come nelle scritture filosofiche dell’età romantica il nome del filosofo napoletano venne congiunto sovente con quello del filosofo tedesco, così, ai principi dei corrente secolo quando, chiusa per noi la non gloriosa parentesi positivistica e risorto il culto pel Vico, la Germania, invece, continuava a obliare il suo grande figlio, certi giudizi, che ancora si pronunciavano lassù su quest’ ultimo, « facevano stupire - scrive il Croce noi di quest’estremo lembo d’ltalia, che non eravamo riusciti mai a dimenticarlo del tutto», usi, com’ eravamo, a ricongiungerlo, a guisa di fratello, col nolano Bruno e col partenopeo Vico. Sin dai suoi tempi il Predar! chiedeva : « Che è mai il principio dello spirito umano realizzantesi nella storia del mondo, che è fondamento ai sistema di Hegel, se non se una degnila di Vico, un principio tolto da Vico a Platone, venuto dalle Indie, e fatto capitano d’un esercito di fantasmi?». E, a prescindere dall’irruenza del tono e dalia forte esagerazione eh’ è nel fare risalire quel principio alla filosofia platonica, anzi a quella indiana, non si può negare che nel raceostamento sia un motivo di vero. Più volte poi sui rapporti ideali tra il Vico e lo Hegel tornò il Cattaneo, del quale, più che i cenni esibiti a codesto proposito dal particolare stadio sulla Scienza nuova, è da tenere presente lo scritto Dell’antitesi come metodo di psicologia sociale. Ove, dopo essersi osservato, tra l’altro, che, a distanza d’un secolo dal Nostro, 1’ autore della Peno menologia « ripigliò l’ideologia dell’uomo-popolo », si soggiunge che per opera di questi due pensatori « si manifestò come l’umanità fosse fonte a se medesima di quei più alti ordini d’idee che indarno i popoli e le scuole avevano dimandato alle muse, alle sibille, ai geni domestici, all'estasi socratica, alla intuizione, alla anamnesi, alla gnosi, alle idee in nate, alle armonie prestabilite ». Senonché codeste sono osservazioni d’indole generale. Per passare a qualche dottrina particolare, il Nostro va pure annoverato tra coloro che meglio precorsero lo Hegel in quella della sintesi degli opposti. Ciac-