Bibliografia Vichiana I

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HEGEL

cbé scrive il Croce il Vico «non solo pensa di fatto la vita ela storia dialetticamente, ma anche è animato da avversione contro la logica aristotelica e contro quella della matematica e tisica cartesiana; e da una parte fonda una logica della fantasia (logica poetica) e della storia (dei certo), e, dall’altra, dà importanza alla logica induttiva dell’osservazione e dell’esperimento, come presagio d’ima logica più concreta ». Inoltre, la teoria dei « gradi », che, pure senza essere ragionata in alcun luogo speciale, circola in tutti gli scritti dello Hegel, si ritrova già nel Vico. «Il quale soggiunge il Croce non distinse mai altrimenti lo spirito, le lingue, i governi, le religioni, che come serie di gradi », mostrando già quella simpatia spiccata pel triadismo che caratterizzerà il filosofo tedesco, e concependo, come poi 1’ altro, la filosofia non come casellario di cellette separate, ma come storia ideale eterna, sulla quale corrono in tempo le storie particolari. Di certo, il Vico, pure essendo estetizzante come Io Hegel e preromantico come questi fu romantico, e pure somigliandogli tanto pel suo effettivo pensare dialettico, assunse di fronte alla religione atteggiamento meno radicale. Ma, d’altra parte, al dire del Croce, « come Hegel fu in opposizione e lotta contro l'antistoricismo degli enciclopedisti e kldrung. così Vico contro l’antistoricismo di Cartesio e della sua scuola : « come Hegel si poneva contro gli utopisti e predicatori di astrazioni e seguaci del sentimento, così Vico rifiutava stoici ed epicurei, e non ammetteva se non quelli che chiamava ; filosofi politici’». Che più ? S’ è già accennato (pp. 404) alla somiglianza tra la « divina provvidenza » vichiana e 1’ « astuzia della ragione » hegeliana, ossia a quei pensieri che, sia pure in forma metaforica, prepararono le vie osserva il Croce opere e degli eventi, innalzandola di sopra agl’ intrecci degl’ interessi e degli affetti individuali, che in tal visione scaddero a fatti accidentali ed estrinseci ». Qui va aggiunto che, nello svolgimento delle dottrine correlative, ricorrono nel Vico e nello Hegel non solo gli stessi concetti, ma sovente le stesse metafore, le stesse immagini, gli stessi giri di frase. Cosa tanto più mirabile in quanto, come s’è detto or ora, tutto induce a credere che nel periodo in cui compose la Fenomenologia dello spirilo, pubblicata primamente nel 1807, il filosofo tedesco non avesse ancora notizia di quell’altra fenomenologia meditata un sècolo prima in Napoli sotto il titolo di Scienza nuova. E, insomma, è da ripetere col Croce che « par quasi che l’anima dell’ italiano e cattolico filosofo sia trasmigrata nel tedesco, e ricompaia più matura e consapevole alla distanza di un secolo ». Naturalmente, pure fra tante coincidenze, non mancano divergenze. E, per notarne non più di una, che distingue nettamente lo storicismo vicinano da quello professato dagli idealisti tedeschi in genere e dallo Hegel in ispecie, anche a prescindere dalle teorie germanistiche imbastite dal Fichte, proprio lo Hegel, lungi dal dimenticare, quando filosofava, d'essere servitore devoto del re e dello Stato prussiani, se ne ricordava a un punto tale da non solo porre i propri concetti a