Bibliografia Vichiana I
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G. MULLER - COLERIDGE
consentito, sì, al possessore di quella testa di circolare a suo talento, ma come un matto » ; soggiunge che tale fu il destino del Vico, « da poco strappato all’ oblio, e che visse al tempo del Vocabolario della Crusca : un uomo che tra noi avrebbe fatto epoca in tutti i rami dello scibile ». Ma, come è molta esagerazione sia nei riguardi dell’importanza data ai Prolegomena volfiani sia, e ancora più, nei rispetti dell’incomprensione italica di essi ; come in Italia lo studio, quanto meno erudito, dei secoli infimae latinitatis era cominciato sin dai tempi di Lodovico Antonio Muratori ; come 1’ Accademia della Crusca venne fondata un secolo prima che nascesse il Nostro ; così, nemmeno a farlo apposta, se c’è paese in Europa che s’è mostrato a lungo e, in un certo senso, si mostra tuttora restio a comprendere il pensiero del Vico e a riconoscerne la grandezza, è proprio la Germania. Fantasiosa inoltre è la susseguente affermazione, giusta la quale la ragione per cui a Napoli s’ era « pubblicata or ora una nuova edizione della Scienza nuova », - che non può essere se non quella della Scienza nuova prima procurata nel 1817 dal Callotti (v. sopra p. 40), —sarebbe da riporre nelle molte richieste che se ne avevano « dall’estero ». Del libro del Wachler v. pp. 1073-74: di quello del Miìller, I, 257-58.
III IN INGHILTERRA
G. Prati e S. Coleridge. Secondo Enrico Crabb Robinson, Samuele Taylor Coleridge (1772-1834) avrebbe letto la Scienza nuova sin da quando, tra il 1792 e il 1794, era al Jesus College di Cambridge. Ma, a dire il vero, se quella lettura giovanile ebbe luogo, essa restò per allora senza efficacia tangibile. Basti pensare che soltanto nel 1816, nel leggere il terzo volume dei Werke del Jacobi, pubblicato in quell’ anno, e nelTimbattersi nel luogo ove quest’ultimo pone tra il Liber metaphysicus del Vico e la Critica della ragion pura kantiana il nesso ideale che s’è visto sopra (p. 371), scorgeva a colpo d’occhio l'importanza di quel nesso, che, senza citare punto il Jacobi, poneva in forte evi-