Bibliografia Vichiana I
WEBER ■ VON HALLER - WACHLER - G. MÌÌLLEK
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dopo la pubblicazione dei Prolegomeni! del Wolf, dell’articolo di quest’ultimo sulle dottrine omeriche del Nostro (v. sopra pp. 396-99) e, ancora più, della Rómische Geschichte del Niebuhr ; e che non gli erano mancati incitamenti e aiuti da alcuni amici. Tali, oltre TOrelli mentovato sopra (pp. 503-504), un professor Beier, un dottor Borsch, un signor Vomel, un dottor Ebert, eh’ era anche bibliotecario (a Wetzlar ?) e che compilò un indice cronologico degli scritti vichiani, premesso dal Weber alla sua versione (pp. xxvi-viii), e segnatamente lo zio paterno di Riccardo Wagner, Adolfo (1744-1835), il quale, oltre le parecchie benemerenze erudite procacciatesi nel campo della letteratura italiana e il posto cospicuo occupato da lui nella storia della fortuna di Giordano Bruno mediante la sua edizione dei Dialoghi, viene anche ad averne uno più modesto nella storia della fortuna del Nostro. Del Tennemann v. la traduzione italiana citata più oltre, 11, 358-59. Della Beigioioso, l’introduzione alla sua traduzione francese delle Scienza nuova , pp. cxviii-cxix —Su Adolfo Wagner, Croce, Aneddoti di varia letteratura 111, 116-20. 7. G. Mùller e altri. Simiglianza d’idee tra la Scienza nuova e il famoso libro di Carlo von Haller (1768-1854), Restauration der Staatswissenschaft (Winterthur, 1816-25) trova Carlo Werner nella monografia sul Nostro citata più oltre. Un cenno del Vico è nell’importante Geschichte der historischen Forschung und Kunst di Luigi Wachler (Gottinga, 1820). Senonché colui al quale va consacrata qualche parola in più è il filosofo ed etnografo berlinese Guglielmo Miiller (17941827), che, dopo essere stato nel 1818 in Italia a segnatamente a Roma, rese conto di quel viaggio nel libro Rom, Rdmer und Roinerinnen (Berlin, Duncker, 1820). Dopo avere lamentato che in Italia la filosofia si perdeva in questioni di parole e, quanto alia filologia, nessuno aveva compreso un’opera del valore dei Prolegomena del Wolf ; dopo avere osservato che non si sarebbe inteso mai il vero spirito del mondo classico se non quando si fosse cessato dal considerare il medioevo quale campo del tutto estraneo alla cultura ; dopo avere posto in rilievo, sempre per quanto concerne l’apprezzamento dell’età di mezzo, che, se in Italia « qualche singola testa geniale è sorta a contrastare al volgo la comoda via, la resistenza della folla la ha respinta, oppure s’è