Bibliografia Vichiana II

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SPAVENTA

aveva presentato Galileo come « il più grande pensatore dei tempi moderni » 1° Spaventa ribatteva che una qualifica siffatta, più che al grande - non elevatosi « con l’intelletto oltre il Dio fisico, naturale, matematico », si sarebbe dovuta riservare « allo scopritore del nuovo Dio, della nuova scienza ». E poiché, in un certo punto, il Berti, tra altri, citava anche codesto scopritore della scienza nuova, il recensente postillava ; « Povero Vico ! come può trovarsi in buona compagnia tra la nente nuova, che dice : Questo non è perché ha da essere, ma perché | e nega la mente?». Senonché tra gli scritti minori spaventiani quello che merita particolare menzione anche a proposito del Nostro è la così battagliera, così caustica e anche così spassosa lettera aperta ad Angelo Camillo de Meis sul Paolottismo, positivismo , razionalismo (1868). Figurarsi che vi si dice, tra l’altro, che il « vecchio Dio », cioè il Dio della metafisica teologizzante, era stato ucciso da « due persone dabbene » ; due persone non solo « timorate di Dio », ma esibentisi addirittura in «parrucca e codino», « l'una dal golfo di Napoli, l’altra da quel di Danzica » ; e che codeste persone dabbene, uccidendo quel vecchio, avevano ucciso altresì, «con lo stesso colpo, il naturalismo, il materialismo, l’ateismo » ! Al che non è da obiettare altro se non che, a differenza del Kant, il Vico portava non già la piccola parrucca incipriala col relativo codino alla Luigi XV, bensì il grosso parruccone, non incipriato e senza codino, alla Luigi XIV. Per altri ragguagli cfr. G. Gentile, in « B. Spavenza, Scrini filosofici raccolti e pubblicati con note e con un discorso sulla vita e le opere dell’autore e preceduti da una prefazione di D. Jaja » (Napoli, A. Morano, 1900), indice dei nomi, sub « Vico », avvertendo che di codesto Discorso s’è avuto, col titolo Bertrando Spaventa, una seconda edizione con aggiunte (Firenze, Vallecchi, s. a., ma 1920). Dallo stesso Gentile è da vedere il saggio sullo Spaventa ne La filosofia italiana dopo il 1850, inserito primamente a puntate ne La Critica (v. voli. XI-XII) e riedito poi a parte presso il Sansoni di Firenze. Da tenere presente altresì Croce, Letteratura della nuova Italia, quarta edizione (Bari, Laterza, 1943), IV. 385-91; nonché Storiografia italiana nel secolo decimonono, 11, 103-105. Di avere cominciato a studiare il Vico prima del 1846 lo Spaventa scrisse nei frammentari Principi di filosofia (Napoli, Ghio, 1867), p. xxix : cfr. la riedizione compiuta procurata' dal Gentile col titolo Logica e metafisica (Bari, Laterza, 1911), p. 14-15. —Gli Studi sopra la filosofia di Hegel comparvero nei fascicoli del novembre (pp. 1-30) e decembre 1850 (pp. 31-78) della nuova serie della Rivista d’ltalia, e in estratto (Torino, Paravia) : v. pp. 3-7 dell’estratto, e cfr. Gentile, Discorso, prima edizione, pp. xxxviii-ix. Carattere e sviluppo della filosofia italiana ecc., stampato primamente in opuscolo (Modena, regia tipografia governativa, 1860), fu ristampato negli Scritti filosofici, pp. 115-52 : pel passo riferito sopra cfr. in questa ristampa pp. 139-41. -La Prolusione e introduzione ecc. del 1861 ebbe anche, col titolo La filosofia italiana nelle sue relazioni con la filosofia europea, e a cura del Gentile, due riedizioni (Bari, Laterza, 1908 e 1926) : v. sul Vico, nella terza edizione, pp. 50-63 e 109-32. Del volume, inoltre, è stata pubblicata più di recente un’edizione ridotta, cioè contesta di brani testuali e di riassunti, a cura di Giuseppe Tarozzi (Torino, Paravia, 1938): cfr. sul Nostro pp. 28-30, 37-39, 53-73, nonché, passim^ 39*