Bibliografia Vichiana II

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VILLARI • E. AMARI

del 1911. Ivi, pp, 1-115, è ristampato, con una poscritta sul materialismo storico, l’articolo La storia è una scienza?, al quale fa séguito (pp. 11742), col titolo Giovan Battista Vico, un altro articolo, meramente compilatorio, inserito già nell’ Encyclopaedia britannica nell’ediz. del 1888. Senza citare l’abbondante letteratura biografico-critica intorno al Villari, basterà rimandare, per quanto concerne il trattatista del problema della storia, a B. Croce, La storia ridotta sotto il concetto generale dell’arte, negli Atti dell’Accademia Pontaniana, XXIII (1893), e Di alcune obiezioni mosse a una mia memoria sul concetto della storia, negli anzidetti Atti, XXIV (1894), scritti ristampati nei Primi saggi, seconda edizione (Bari, Laterza, 1927), pp. 1-72 ; nonché Storiografia italiana nel secolo decimonono, 11, 210, e cfr. 110, 127, 160, 190. 7. E. Amari. A due importanti libri di Emerico Amari da Palermo (1810-70) —la Critica di una scienza delle legislazioni comparate (Genova, tipografia dell’ I. e R. Istituto de’ sordomuti, 1857) e Dei concetti e dei sommi principi della filosofia della storia (ibidem, 1860) spetta un posto cospicuo nella storia della fortuna del Nostro, dal momento che sono penetrati tutti dalle idee del Vico, del quale si discorre in ogni loro parte. Senonché, appunto per ciò, non è possibile in questa sede scendere a particolari : cosa che importerebbe una compiuta esposizione dell’uno e dell’altro volume. Tutt’al più, si può osservare che due cose non si spiegano: come mai, con tanta e tanto buona conoscenza del Vico, I’Amari potesse mostrarsi Fammiratore incondizionato del Romagnosi che s’è visto altrove (p. 443), e come mai, per converso, potesse scrivere, del sistema di quel più ammodernato Vico che fu lo Hegel, che esso è senza prove, arbitrario, incomprensibile, mutilante la storia nel tempo e nello spazio, e cosi di séguito. Vero è altresì che, dopo avere fatto scempio di quel sistema (Legislazioni comparate, pp. 407-12), egli finiva col trovarvi qualcosa di buono : « l’idea di una specie di missione che la Provvidenza pare che destini alle nazioni, le quali sono potenti e gloriose finché (o sapendolo o ignorandolo) la compiono». Senonché soggiungeva un’idea siffatta, accennata già di volo dal Machiavelli, era stata svolta ampiamente dal Nostro nella conchiusione della seconda Scienza nuova, ove, tra l'altro, rifulgono due grandi « lumi d’ordine naturale » : il primo, che « chi non può governarsi da sé, si lasci governare da altri, che ’l possa » ; il secondo, che « governino il mondo sempre quelli che sono per natura migliori » (Opp., IV, capov. 1105). Ma aimè ! conchiudeva «da questi due sì circospetti principi del maestro, quale abuso non hanno fatto Hegel. Cousin e la turba minore ! ». Per altri ragguagli, F. Maggiore-Perni, Saggio su Emerico Amari (Palermo, 1871), ove s’esibiscono anche notizie dei manoscritti lasciati daH’Amari e, tra altri, di alcuni frammenti d’una continuazione del primo lavoro; nonché Carlo Werner, Emerico Amari in seinen Verhaltniss zu