Bibliografia Vichiana II

che noterella vennero intercalate nel testo dal Romagnosi e da Baldassarre Poli (1795-1883), « professore di filosofia nelPimp. r. Università di Padova, presidente dell’l. R. Istituto veneto di scienze, lettere ed arti e direttore provv. dei ginnasi delle provinole venete ». Senonché il Poli, il quale andava anche preparando un volume di Studi sul Vico , che non vide mai la luce, fece seguire al testo tre suoi amplissimi supplementi o appendici, tanto più importanti in quanto essi esibiscono, tra l’altro, il primo tentativo d’una compiuta storia della filosofia italiana dalle origini ai primi decenni del secolo decimonono. Tanto poi della traduzione quanto di codesti supplementi 1’ altro editore milanese Giovanni Silvestri pubblicò nel 1855 una seconda edizione in quattro volumi, due consacrati alla versione, due ai supplementi. Come molti altri allora, il Poli credeva che nel Liber metaphysicus il Vico fosse riuscito effettivamente a ricostruire la metafisica d’un’anticbissima scuola italica (v. sopra p. 620). Pertanto posto il principio che la mancanza di documenti costringe, per la ricostruzione della filosofia romana anteriore al sesto secolo di Roma, a ricorrere alle etimologie delle voci filosofiche della lingua latina e alla giurisprudenza romana, il medesimo Poli attinge, per quanto concerne le ora dette etimologie, per l’appunto al Liber metaphysicus. Rispetto poi alla giurisprudenza romana, egli fa sua la teoria vichiana, secondo la quale viene nettamente respinta la communis opinio che quella giurisprudenza sia « d’ origine e d’indole del tutto stoica ». Ciò nelle pagine 427-35 del volume terzo (seconda edizione). Nel volume quarto le pagine 662-93 (§§ 390-404) sono consacrate a un’esposizione del pensiero del Vico, « sommo dice l’eclettico Poli tra gli eclettici del secolo decimottavo »; ed eclettico, perché « empirista-razionalista e pel metodo e pel fondo della sua dottrina, che ci eleva ad un sistema di filosofia razionale-empirico fondato sulla ragione e sulla storia ». L’esposizione, malgrado la preponderanza eccessiva data al Liber metaphysicus sulla Scienza nuova , è condotta con diligenza. Ma ha per base un'immaginaria distinzione, nel pensiero vichiano, di due diverse filosofie : una filosofia dell’individuo, che consterebbe d’una logica, d’una metafisica e d’una psicologia, e si troverebbe esposta nel De studiorum ratione , nel Liber metaphysicus , nel Diritto universale e nelle degnità della seconda Scienza nuova , e d’una filosofia delle nazioni e dell’umanità, trattata, al dire del Poli, come storia ideale eterna, nella restante Scienza nuova. La verità è, invece, che nel pensiero del Vico, dopo una prima fase cartesiana o, più esattamente, eclettica ( Orazioni inaugurali ), se ne riscontra una seconda, anticartesiana, ma ancora intellettualistica {De studiorum ratione , Liber metaphysicus ), e una terza e definitiva, antintellettualistica, storicistica, preromantica (prolusione del 1719 e scritti successivi sino all’ultima Scienza nuova). All’esposizione della filosofia del Vico fa séguito (pp. 694 sgg.) quella del pensiero dei « vichisti », che, secondo il Poli, sarebbero lo Steliini,

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