Bibliografia Vichiana II

BALBO - CANTÒ

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non ebbe nel campo degli studi se non due uomini veramente insigni, jl Vico e il Muratori, non solo fa al secondo parte assai più bella, ma procura di strappare quante più foglie gli riesca al serto che il secolo decimonono era venuto intessendo intorno al capo del primo. «Fu scr j ve _ incontrastabilmente un grande ingegno »; ma, come, tra i moderni, sorse « terzo dopo Machiavello e Bossuet a cercar quelle leggi secondo le quali si rivolgono e s’avanzano le nazioni », cosi « s’ingannò oltre ai due predecessori in fatto di storia antica, credendo trovar in essa più simboli, più arcano, più profondità che non vi sono ». Peggio : c inventò o. piuttosto, prese dagli antichi quelle supposte idee dei periodi di accrescimento, colmo e decadenza delle nazioni ; legge che non esiste in fatto né in ragione nel mondo cristiano». Peggio del peggio: non avendo « studiato abbastanza la storia del mondo moderno e cristiano », come non ebbe « quella bella ma pur non giusta idea del progresso incominciato col mondo e continuato d’allora in poi, la quale non sorse se non dopo la morte di lui », così « tanto meno ebbe quella sola giusta, non inventata ma solamente risuscitata dal secolo nostro, antica quanto i Santi Padri, gli Apostoli e il Salvatore, anzi quanto i Profeti che ['annunziarono : l’idea del mondo rinnovato, ravviato, fatto progressivo, veramente e solamente da Lui ». Ragione per cui tornare alla Scienza nuova vale come tornare « dall’ultima, anzi dalla penultima di queste idee al divagar di Vico e degli antichi » : ch’è un « tornar addietro nelle scienze nostre indubitabilmente ». Delle Meditazioni della storia d’ltalia vedere la terza edizione (Firenze, Lemonnier, 1855), passim, specie pp. 16, 58-59, 63, 77, 217. Del Sommario, cioè del Della storia d’ltalia dalle origini sino all’anno 1815 , tenere presente l’edizione Nicolini (Bari, Laterza, 1914), li, 169-70, Cfr. altresì i Pensieri sulla storia d’ltalia, scritti intorno al 1840 (Firenze. Lemonnier, 1855) p, 443 ; nonché Croce, Storiografia italiana nel secolo decimonono, I, 58-59, 141-45, 150. 2. Uno sviato della scuola cattolico-liberale : C. Cantù. Vanitoso, iroso, puntiglioso, bisbetico e, per tutto ciò, lieto sempre di abbandonarsi, di fronte a qualunque personaggio o avvenimento o opera letteraria, all’ avversione più irragionevole, Cesare Cantù (1804-1895), e per codesto suo temperamento e per essere anche lui, come il Tommaseo, uno sviato della scuola cattolico-liberale, è stato raccostato allo scrittore dalmata, col quale, fatte le debite proporzioni dell’ ingegno, presenta in effetti non poche affinità. E, tra le altre, questa : d’essersi anche lui, quantunque cattolico, lasciato come disarmare dal Vico, mostrandogli anche lui, contro il suo solito, ammirazione, simpatia, indulgenza. Una personale interpretazione in senso cattolico della dottrina vichiana della provvidenzialità della storia interpretazione contaminata con le idee del progresso moderno e, per una parte, del sansimonisrao pare di vedere nella prefazióne alla Storia universale (1838-46), là dove (decima