Bibliografia Vichiana II

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non senza che il Blanch ricordi il passo del Lerminier mentovato sopra (p. 542), aggiungendo di suo la congettura che il Vico avesse qualche efficacia sul Kant. Al quale proposito va chiarito, con la scorta del Croce, che la professione filosofica adottata e ripetutamente dichiarata dal Blanch « era quella dell’ eclettismo, quale la trovava nel Reid e nella scuola scozzese e nel Royer-Collard e negli altri di tale indirizzo : 1* eclettismo che, a senso suo, teneva il mezzo tra spiritualismo e materialismo da una parte, e scetticismo dall’altra, e che non seguiva per intero né rigettava per intero alcun sistema, e dei pensieri dei filosofi faceva una sorta di codificazione, non a priori come quella del Bentham, ma come quella del Corpus iurisjgiustinianeo, scegliendo, tra ciò che esiste, quanto corrisponde ai bisogni del proprio tempo »; un eclettismo, insomma, che conteneva l’esigenza di quella forma di pensiero chiamata ai giorni nostri « idealismo storicistico ». Da notare ancora : 1. una serie di articoli del Progresso (v. principalmente XXIII, p. 121 e XXVIII, pp. 100-103, e cfr. anche Museo di scienza e letteratura, nuova serie, anno 1844, volume li, p. 285), nei quali il Blanch, a proposito delle dispute del tempo intorno alla filosofia della storia, la considera forma alla quale le storie erano giunte per logica necessità di critica e di profondità ; 2. una recensione della traduzione del De uno , lavorata dal Corda (Progresso, XXIV, 1839, pp. 254 sgg.) ; 3. un articolo ( Progresso , XXIX, pp. 250-68), ove si svolge il concetto prettamente vicinano che a giusto titolo tocca soltanto ai «forti » adempiere ai doveri dell’imperio, dal momento che nel campo etico-politico la forza va intesa quale superiorità d’intelletto e d’energia volitiva (cfr. anche Museo di scienza e letteratura , anno 1844, volume li, pp. 292-94) ; 4. un articolo nel quale si sostiene vichianamente che ogni lavoro storico « ha per ultimo risultato di appoggiare una dottrina dogmatica, e ogni trattato dogmatico ha bisogno di lumeggiare la storia della scienza per lumeggiare le sue idee » (Museo citato, anno 1844, volume I, p. 189) ; 5. una recensione dell’ Elogio storico del Vico scritto da Gennaro Rocco (Museo, anno 1844, volume 111, pp. 295-304; e cfr. sopra pp. 603-604); 6. uno studio su Polibio, nel quale viene interpretato in senso vicinano (cfr. Vico, Opp., 11, 562 ; IV, capov. 1003) ciò che lo storico greco dice della fortuna dei romani (Museo citato, anno 1845, volume V, pp. 305-21 : ristampato negli Scritti storici , ediz. Croce, 111, p. 173) ; 7. e, sorvolando sul resto (pel quale cfr. Scritti storici, ediz. Croce, 111, 17, 245, 250, 357), un articolo nel quale si sviluppa un principio fondamentale vichiano : che il diritto romano ha in sé « un elemento razionale e scientifico », espressione dei bisogni costanti della natura umana e dotato di tale flessibilità da poter produrre le Dodici Tavole, la cosiddetta giurisprudenza media, VEditto perpetuo di Adriano, il Codice teodosiano e infine quello di Giustiniano (Museo citato, anno 1846, volume IX, pp. 40-41). Per ultimo, tra gli scritti ancora inediti del Blanch è altresì un’Analisi della « Scienza nuova », il cui concetto fondamentale, riassunto dal-1 autore medesimo, è che il Nostro è « il precursore degli avvenimenti attuali ; 1’ associazione che si sostituisce alla dominazione, che prima esercitavano certe classi; per cui i governi attuali, secondo la sua opi-