Bibliografia Vichiana II

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CATTANEO

di tanta brava gente, la quale, da quando il Vico era venuto in moda, ne ripeteva meccanicamente gli aforismi. Da buon amico del Ferrari, egli, nel pubblicargli negli Annali universali di statistica del 1836 due delle prefazioni ai volumi della prima silloge vichiana (v. sopra p. 591), vi aggiunse di suo laudative parole di presentazione. E allorché nel 1839 l’amico ridiè in francese 1’ infelice studio su La mente del Vico (v. sopra pp. 591-94), ne scrisse, pel Politecnico , una recensione amplissima, che, ritoccata qua e là, divenne il saggio, quanto mai importante, Su la « Scienza nuova ». L’autore comincia col chiedersi la ragione per cui il Nostro restò così a lungo ignoto all’Europa, e la rinviene proprio « nel pregio massimo delle sue dottrine, cioè nella indipendenza e originalità ». Indovinata è la caratterizzazione della Scienza nuova quale « studio dell’individuo nel seno dell’umanità, ideologia sociale, prisma che decompone in distinti e fulgidi colori l’incerta albedine dell’interiore psicologia ». Còlta altresì assai bene è quella che, col Cattaneo, è da chiamare la genialità solitaria del Nostro : una genialità « che si afferma nell’amore quasi fascinato d’ un vero che presente, che intravede, che persegue e non può stringere ». Abbondano poi giudizi felici in un tanto rapido quanto lucido riassunto della vita e delle opere del Nostro; un riassunto, nel quale l’abile penna del Cattaneo seppe anche rendere chiaro e fluido il pensiero vicinano senza fargli perdere punto di forza. Né è a credere che giudizi del genere siano peculiari soltanto al particolare saggio sulla Scienza nuova. Per contrario, se ne incontra sovente negli scritti più diversi e nei luoghi più impensati. Ma, per questa parte, ragioni di spazio costringono a un semplice rimando ai parecchi che ne ebbe già a raccogliere il Levi. Naturalmente, uomo del secolo decimonono, positivista e fornito di un’erudizione tanto larga, sicura e precisa quanto quella del povero Vico era stata angusta, claudicante e sovente fantasiosa, il Cattaneo, pure nella sua ammirazione, non poteva aderire in tutto e per tutto alla Scienza nuova , alla quale muove in effetti parecchie censure, talune relative a punti singoli e che sovente riuscirebbe sin troppo facile censurare a loro volta, altre d’indole più generale. Tra queste ultime, una concerne la teoria circolare dei ricorsi, alla quale il Cattaneo sostituisce quella rettilinea del progresso. Una seconda investe l’intera dottrina del corso uniforme delle nazioni, alla quale il Cattaneo dichiara più di una volta di non credere. Una terza, infine, ha per oggetto quella parte della Scienza nuova che concerne la linguistica e la teoria del mito. Contro la piena autoctonia, asserita dal Vico, tanto di questo quanto del linguaggio il Cattaneo obietta che « la moderna scienza delle lingue rivelò che il latino e il greco e parimenti tutte le lingue celtiche e slave hanno un irrefragabile e costante cognazione colle prische lingue della Persia e dell’lndia »; che « lo studio delle mitologie dimostrò comuni a tutte queste genti molte dottrine e tradizioni » ; ragioni per cui « ciò che a Vico parve invenzione spontanea d’aborigeni, si palesò monumento d’altre civiltà e d’obliate peregrinazioni ». Contro di che sorge spontanea l’obiezione che il Nostro, pure battendo e ribattendo, in sede filosofica, su quel suo principio fondamentale, non nega, in sede storica, che non nel pe-