Bibliografia Vichiana II

riodo nebuloso delle origini, ma in tempi meno primitivi o più. progrediti, influssi di cultura, con ripercussioni così nei miti, come soprattutto nel linguaggio, si determinassero tra popolo e popolo. Prova ne sia che tra £li etimologici vagheggiati da lui ve n’era uno « delle voci d’origine straniera », cioè, com’ egli spiega ( Opp ., Ili, capov. 383), di « voci seconde, introdotte dopo che le nazioni si conobbero tra loro con l’occasione di guerre, allianze, commerzi ». D’altronde, nel racconto del Cattaneo, com’ebbe già a osservare il Croce, i cosiddetti influssi o comunicazioni di civiltà hanno « parte secondaria e, ch’è più, sempre mediata »; oltre 1’ elemento comune venuto dall’ Asia, egli ammetteva in Europa «un elemento vario, che costituisce il principio delle singole nazionalità e rappresenta ciò che i popoli indigeni ritennero di se medesimi »; tempi storici si fossero propagate le lingue e formate affinità delle nuove lingue senza trasmigrazioni d’interi popoli, e congetturava che il simile dovesse essere accaduto in tempi più remoti», ecc. ecc. Teorie tutte che s’accostano non poco a quelle vichiane. Per ultimo, il Cattaneo amava tanto il Vico da giungere a trovare in lui un suo diretto antenato spirituale, ossia un precursore del positivismo. Giacché proprio lo storico milanese fu il primo a scrivere, tra l’altro, che « criterio del vero è il fatto », ossia, com’egli pensava, il fatto bruto, quello mostrato dall’esperienza; che «questa dottrina, che consuona alla moderna scienza sperimentale, fu presentita dai nostri più antichi padri », vale a dire dagl’ immaginari antichissimi filosofi italici fantasticati nel Liber metaphysicus ; e ciò, perché « il Vico osservò che per li antichi latini il vero era il fatto, e il fatto era il vero ». Asserzioni, codeste, alle quali va replicato, col Levi, che al principio della conversione del vero col fatto può essere data interpretazione positivìstica solamente a patto di forzare spirito e lettera delle formola « Verum... ipsum factum »: non più quando codeste parole vengano ripensate « con ispirito vichiano ». Fondato dal Cattaneo nel 1839, il Politecnico recava il sottotitolo « repertorio mensile di studi applicati alla prosperità e coltura sociale ». La recensione del libro del Ferrari fu inserita nell’anno I, volume 11, fascicolo del settembre 1839, pp. 251-86. Gol titolo Sulla « Scienza nuova » di Vico fu ripubblicata in « Alcuni scritti del dott. Carlo Cattaneo » (Milano, Borroni e Scotti, 1846-47), 111, 5-38, donde passò nelle Opere edite e inedite raccolte da Agostino Bertani e ordinate per cura degli amici, voi. VI, curato da Nicola Mameli (Firenze, Lemonnier, 1892), pp. 73-114. Del Levi è da vedere II positivismo politico di Carlo Cattaneo (Bari, Laterza, 1928), capitolo secondo, appendice sul Vico e Cattaneo (pp. 39-50), pubblicata già, quale articolo per sé stante, nella Rivista internazionale di filosofia del diritto, anno V, fase. Ili (luglio-settembre 1925), nella tiratura a parte che si fece di quel fascicolo, col titolo Per il secondo centenario della prima « Scienza nuova »diG. B. Vico , pp. 101-111. Circa i passi del Cattaneo a cui si allude via via o nei quali si discorre del Nostro, cfr. Frammenti di sette prefazioni al « Politecnico » {Scritti filosofici, ediz. Perticone, Milano, Bocca, 1942, p. 387) ; Invito olii amatori di filosofia {ibid., p. 182) ; Psicologia delle scienze associate {ibid., p. 165) ; Saggio sulla «Scienza nuova » {Opere edite e inedite, VI, 100 e 101) ; Dell’lndia

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CATTANEO