Bibliografia Vichiana II

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CATTANEO - M. AMARI

antica e moderna (ibid., Ili, 141 ; e cfr. Levi, op. cit,, p. 45) ; Prolusione al corso di filosofia tenuto nel 1852 nel nuovo liceo di Ticino (Scritti filosofici, ediz. cit., p. 20) ; Ideologia (ibid., pp. 96-97) ; Della formazione dei sistemi (ibid., p. 242) ; Logica (ibid., p. 131). Del Croce v. Storiografia italiana nel secolo decimonono, li, 9-17. Sul Cattaneo cfr. inoltre Gentile, La filosofia in Italia dopo il 1850, ne La Critica, VI (1908), pp. 105-24, ripubbl. ne Le origini della filosofia contemporanea in Italia (Messina, Principato, 1921), 1-27. Tenere presente, infine, la bibliografia degli Scritti su Carlo Cattaneo data dal Levi, pp. 187-95. 7. Un terzo rappresentante dell’indirizzo rigorosamente scientifico :M. Amari. Nelle rassegne che durante l’esilio parigino (1842-48) il palermitano Michele Amari (1806-1889) mandava all’ Archivio storico italiano domina un grande aborrimento contro non pure quelle trattazioni che si sbrigavano dei più intricati problemi storici col far ricorso agli schemi e alle forinole della filosofia della storia, ma altresì contro le forinole filosofiche in genere, contro qualsiasi ricerca delle cause supreme e uniche, e, insomma, contro l’uso medesimo della filosofia nella storiografia. Data una mentalità siffatta e data inoltre l’accuratezza e finezza che l’Amari poneva nel raccogliere e criticare le fonti, per affermare, con la sola loro scorta, il nesso causale degli avvenimenti, sarebbe stato possibile che si determinasse in lui un qualsiasi moto di simpatia verso il Vico, il quale, mentre faceva scempio delle fonti, o fraintendendole o, più spesso, forzandole ai suoi fini, poneva a fondamento delle sue ricerche, secondo è annunziato nel titolo stesso del primo libro della seconda Scienza nuova, lo « stabilimento de’ principi », ch’è come dire il fissamente proprio delle cause supreme e uniche del corso delle cose umane ? E, in effetti, importanti documenti dell’avversione dell’autore del Vespro per le speculazioni vichiane reca Francesco Baldasseroni. Basti dire che, nello scusarsi col Vieusseux di non essere in grado di dargli per VArchivio storico italiano una recensione del volume vichiano della Beigioioso (v. sopra pp. 549-50), confessava, tra l’altro, di non essere « degli ammiratori di Vico », « bell’ingegno, ma né dotto né giusto », e « negletto nel secolo decimottavo non perché noi capivano, ma perché eran ili più innanzi, ed oggi ammirato appunto perché nella filosofia e nella politica ci siamo trovati indietro indietro, fino a tornare alle contese di religione ». Eppure proprio 1’ Amari, senza forse sospettare nemmeno d’ accostarsi alla concezione del da lui non amato Vico, nello scrivere al Renan (28 giugno 1881 e 23 novembre 1885), mostrava di dubitare del progresso e di credere piuttosto alla circolarità del corso delle vicende umane. Del Baldasseroni è da vedere lo studio Michele Amari e Giovan Pietro Jieusseux (Roma, Loescher, 1915, estratto dall’ Archivio storico italiano del 1914), pp. 253, 255-57, 259 e 316. Al Vico l’Amari accenna altresì nelle Observations sur le droit public de Sicile (Paris, 1848). Le due