Bibliografia Vichiana II

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EMILIANI-GIUDICI - SETTEMBRINI

dell’ importanza che i principi fondamentali della Scienza nuova hanno anche per la metodica della storia letteraria. Onde, come nell’ampio discorso introduttivo, premesso all’edizione del 1844, tolto via in quelle successive, e di cui sono da vedere le pagine 28-29 e 56-57 n , deplora che l’opera vichiana restasse « circoscritta entro un ristretto cerchio di spiriti sublimi, le vite dei quali, tronche dal carnefice, fallirono alla missione di quelle alte dottrine », così, nel corso dell’opera, adduce più volte con venerazione l’autorità del Nostro, non senza istituire un parallelo tra l’allegoria finale del Purgatorio dantesco e la dipintura allegorica con soggiunta Spiegazione premesse alla seconda Scienza nuova. Senonché, più ancora che in codeste citazioni esplicite, l’efficacia del Nostro è patente nella critica filosofica che l’Emiliani-Giudici si sforza d’attuare nel narrare le vicende della nostra letteratura. E, invero, egli si mostra vichiano quando sottrae i nostri scrittori dall’àmbito angusto, in cui usavano rinserrarli accademici, rètori e grammatici, per inquadrarli, invece, nella storia universale ; né più nella guisa d’ estrinseca e quasi materiale giustapposizione usata già dal Tiraboschi e dal Ginguené, bensì con intima fusione delle parti. Vichiano, quando, giusta il metodo inaugurato dal Nostro nella sua autobiografia, raccoglie, tra le notizie biografiche dei singoli scrittori, solamente quelle indispensabili a spiegare il loro svolgimento mentale. Vichiano, quando mostra d’avere avuto come un barlume dell’autonomia della fantasia e dell’arte : il che si scorge dal modo medesimo in cui s’industria di tenere separate le « belle lettere », o, come si direbbe oggi, la letteratura d’arte, da altre manifestazioni non meramente fantastiche di cultura. Vedere Croce, Problemi di estetica , pp. 424-25 n , e segnatamente Storiografia italiana nel secolo decimonono , passim , specie, 11, 60, 68-69, 75-76. Cfr. anche Borgese, Critica romantica in Italia , p. 233. 8. L. Settembrini. Due ragioni, ma, più che altro, estrinseche, inducono a raccostare a quello dell’Emiliani-Giudici il nome di Luigi Settembrini (1813-76). La prima, perché anche il Settembrini proviene dalle file del neoghibellini (v. sopra p. 641). La seconda, perché le sue Lezioni di letteratura italiana che, tra gli scritti di codesti ritardatari, furono l’opera letterariamente più viva, sebbene pubblicate a Napoli, presso il Ghio e poi il Morano, tra il 1866 e il 1872, si vennero maturando negli anni anteriori al 1848, cioè nel tempo in cui, intramezzate da congiure, prigionie e fughe, esse venivano esposte oralmente nei vari insegnamenti pubblici e privati di storia letteraria che l’autore teneva a Napoli e Maddaloni. Ché, quanto al resto, quelle Lezioni delle quali quella consacrata al Vico divenne nella stampa capitolo ottantesimoprimo, a differenza della Storia dell’Emiliani-Giudici, sono del tutto aborrenti dal modello che, col precetto e l’esempio, il Nostro aveva lasciato agli storici della letteratura. Nel che è la ragione per cui, seb-