Bibliografia Vichiana II

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SETTEMBRINI - DE SANCTIS

bene venute alla luce in un tempo di avanzato positivismo, furono attaccate da ogni parte, e porsero occasione a un memorando articolo del De Sanctis, non senza che, in tempi più vicini a noi, fosse aggiunto che, se il loro autore avesse compreso davvero la Scienza nuova , esse sarebbero riuscite cosa affatto diversa. Eppure, per uno di quei piccoli miracoli che a volte fa compiere il sentimento artistico, fra i ritratti del Vico non ce n’è forse alcuno nel quale, come in quello disegnato dal Settembrini, la perfetta rassomiglianza con l’originale si congiunga così strettamente con una venustà contesta di chiarezza meridiana. E, in effetti, il Settembrini non coglie forse pienamente il vero quando dipinge il Nostro come «un vecchio seduto in un suo seggiolone, con intorno giovani figliuoli che gli raccontano molti fatti che essi hanno veduti al mondo, e molti discorsi che hanno uditi ; e il padre dice loro : Badate che il fatto dev’essere avvenuto altrimenti, e dalle vostre parole mi pare che sia avvenuto così, e quel discorso non può avere che questo significato »? E non ci càpita effettivamente tutti i giorni di riconoscere che « quel vecchio, nella sua stanzetta, giudica le cose meglio dei giovani che le hanno toccate con mano » ; e che « noi suoi figliuoli, se dapprima abbiamo detto di no, da poi col tempo e l’esperienza diciamo : Aveva ragione il vecchio, egli aveva senno assai. Ha potuto sbagliare per manco di conoscenza dei fatti, ma, per buon giudizio, non mai » ? inoltre quella lezione sul Nostro s’inizia con un bel movimento oratorio, nel senso che il Settembrini, premesso che « su questa cattedra sedette per oltre quarantanni Giambattista Vico », soggiunge di non ardire di salirvi lui, sembrandogli « di vederlo ancora vivo e qui seduto » e sentendosi « compreso di rispetto e di timore ». Ma si tratta semplicemente d’ un movimento oratorio. Anzitutto la cattedra di letteratura italiana tenuta dal Settembrini nell’Università di Napoli dal 1860 al 1875 si può dire la stessa di quella del Vico soltanto perché negli ordinamenti universitari napoletani fu sostituita a questa: giacché, quanto a materia d’insegnamento, come l’eloquenza o rettorica non è al certo la storia della letteratura italiana, così, secondo mostrano le Institutiones oratoriae vicinane, le esemplificazioni e gli escorsi storici, coi quali il Nostro ravvivava il suo corso ufficiale, erano relativi quasi tutti alla letteratura latina. E poi, anche sotto l’aspetto topografico, il Settembrini insegnava nell’ex casa gesuitica del Gesù vecchio, ossia nell’antico Collegio Massimo, nel quale il Vico adolescente fu per qualche mese alunno esterno ; laddove il Nostro, come si vedrà meglio nella terza parte del presente lavoro, fece lezione dal 1699 al 1701 nel palazzo degli Studi (ora Museo Nazionale), dal 1701 al 1736 nel convento di San Domenico Maggiore, e dal 1736 al 1741 nuovamente nel palazzo degli Studi. 9. F. De Sanctis. Tra gli storici italiani della letteratura colui nel quale la tradizione indigena del Vico, congiunta con l’efficacia dei critici francesi, inglesi e tedeschi, diè frutti più