Bibliografia Vichiana II

e sistematica estetica crociana, così anche dell’implicita e frammentaria estetica desanctisiana. Per altro, degno discepolo e continuatore del Vico il De Sanctis si mostrò anche e soprattutto nel concetto, formatosi in lui già negli anni giovanili, di ciò che debba essere non solamente la storiografia letteraria in ispecie, ma, in linea generale, qualsiasi attività storiografica. Sin dal 1845 era così radicato in lui il principio della conversione del certo nel vero o della riduzione della filologia a filosofia, che, in una memoria presentata al settimo congresso degli scienziati italiani tenuto a Napoli in quell’anno, egli celebrava quale « gloria principalissima » del secolo decimonono l’unione dell’idea col fatto, della filosofia con la storia. Meglio ancora : in certe lezioni sulla storia della storiografia tenute intorno al 1846 e delle quali restano importanti frammenti pubblicati dal Croce, quel concetto appare ribadito a un punto tale che anche nel De Sanctis, come già nel Blanch (v. sopra p. 644), nell*Afelio (p. 636), in Saverio Baldacchini (pp. 659-60) e in altri trattatisti napoletani del problema della storia è intravveduta o presentita la stretta relazione della storia della storiografia con quella della filosofia. Che anzi, sotto codesto aspetto dell’intrinseca fusione tra il certo e il vero, il De Sanctis, di mano in mano che il suo ingegno si sviluppava, divenne sempre più vichiano. Con quanto crescente chiarezza, negli anni dell’esilio (1849-60), nei quali, come s’è detto (p. 618), si maturò il suo capolavoro, quella fusione non gli apparve, in sede teorica, ineluttabile necessità metodica ! e a quanto crescente perfezione essa non giunse, via via, nelle applicazioni pratiche che egli ne venne facendo nei suoi lavori critici ! Perfezione, naturalmente, che raggiunse la sua dbep/q sia nella Storia della letteratura italiana , sia negli altri scritti del periodo della piena maturità o, come lo si suole designare, della sua seconda scuola. Neppure lui, al pari del Vico, era un filologo di professione ; tuttavia confusioni, inesattezze e sviste s’incontrano in lui in misura immensamente inferiore che non nel Nostro ; con accuratezza assai maggiore studiò i documenti delle sue varie trattazioni storiche ; con estensione assai più ampia approfittò delle indagini della filologia precedente ; con esplicitezza questa volta non maggiore ma pari a quella del Vico, inculcò la necessità di nuove indagini. Talché, pure tanto inferiore al Nostro quale sistematore di concetti, fu, non si vuole dire superiore, ma, in un certo senso, più vichiano dello stesso Vico nel convertire in realtà l’ideale d’una storiografia letteraria perennemente accertata dalla filologia e non meno perennemente inverata dalla filosofia. Mette conto aggiungere per ultimo un particolare bibliografico, che si potrebbe quasi sottintendere, tanto esso è o dovrebbe essere noto anche ai mediocremente colti. Il mirabile giudizio definitivo desanctisiano sulla Scienza nuova tesi che riassume il passato e apre l’avvenire, tutta ancora ingombra da vecchi frantumi, dominati da uno spirito nuovo », ecc. viene dato nella Storia della letteratura italiana e, più esattamente, in quel capitolo decimottavo e ultimo, il cui titolo La nuova scienza , non si può dire se intenzionalmente o a caso, ripresenta capovolto quello dell’opera vichiana. Chi desideri ragguagli più particolareggiati sui vari luoghi degli scritti del De Sanctis nei quali si tocca del Nostro non ha se non a consultare

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DE SANCTIS