Bibliografia Vichiana II

chaix-ruy

napoletana della fine del Seicento e studiate l’infanzia e la formazione Jel carattere del Nostro, nonché la sua attività spirituale anteriore al a i esibisce un’ esposizione critica delle prime Orazioni inaugurali e del De stadiorum ratione. La seconda ha per oggetto Lamicarlesianismo del Vico; i suoi rapporti personali e ideali con Paolo Mattia Doria, la sua ricerca d’ un nuovo criterio di certezza, il suo concetto del punctum e del momentum, il trapasso dal Liber metaphysicus al Diritto universale e la guisa in cui nel sistema vichiano è considerato il problema della grazia e concepita la provvidenza. La terza è consacrata alla concezione che il Diritto universale ha anzitutto del diritto naturale e del diritto civile, in secondo luogo della religione, della poesia e del linguaggio, per ultimo della storia di Roma e della barbarie ricorsa o medioevo. Pure senza discutere le opinioni, non sempre accettabili, dell’autore, che si colloca da un punto di vista, più che altro, cattolico, è da sog. giungere che nella trattazione egli s’avvale molto largamente della precedente letteratura dell’argomento, ma non senza intercalare, qua e là, specie nelle diffuse note soggiunte a ciascun capitolo, talune osservazioni nuove. Per non esorbitare da quelle in cui si additano fonti effettive o presunte del pensiero vichiano, a p. 59, nota 9, a sostegno della mia ipotesi che il Vico compisse una prima lettura del De iure belli et pacis di Grozio sin dal 1700 circa, si osserva che nella seconda delle Orazioni inaugurali, recitata appunto in quell’anno (v. sopra p. 9), ricorre quasi con le medesime parole di Grozio la sua definizione dell’ingiustizia (« quod naturae societatis ratione utentium repugnat «). —A p. 61, nota 16 e p. 115, nota 6, in un’indagine se e fino a quale punto il Vico giovane risentisse l'efficacia del giansenismo francese, si procura di dimostrare ch’egli conobbe direttamente le Provinciales del Pascal e gli Essais del Nicole, e che, quando nel De studiorum ratione presenta sensualismo e scetticismo quali tappe provvisorie d’ un’ ascesa intellettuale, guarda da un osservatorio platonico, assai vicino a quello scelto dal Pascal negli Entreliens uvee M. de Saci. A codesto proposito aggiungo, colmando una lacuna lasciata sopra (p. 55) nell’elenco delle ristampe totali o parziali della cosiddetta traduzione della Scienza nuova lavorata dal Michelet, che estratti dal principio del quarto libro sono dati, col titolo Le progrès d’après Vico, alle pp, 207-10 del volume « Pascal, Entretien uvee de Saci sur Epiclèle et Montaigne, suivi d’extraits de Montaigne ; et De l’ aulorité et du progrès en philosophie, suivi d’extraits et éclaircissements relatifs à l’histoire du progrès, par M. [Jean-Marie] Guyau » (Paris, Delagrave, 1875). Dei rapporti ideali del Vico col Newton lo Chaix-Ruy discorre a p, 79, nota 4 ; e anche da ciò tolgo occasione per aggiungere che le polemiche tra newtoniani e leibniziani ebbero larga risonanza tra i matematici napoletani amici del Vico (Paolo Mattia Doria. Nicola Galizia, Giacinto de Cristoforo, ecc.) : senza dire che uno dei primi a diffondere in Italia il calcolo integrale era stato Celestino Galiani (v. sopra pp. 227-29), che fu altresì socio corrispondente della Società Reale di Londra, e, se non direttamente col Newton, ebbe carteggio con chi era molto vicino al grande « anglo » (cfr. F. Nicolini, Su taluni rapporti di cultura tra V Italia, V Inghilterra e V Olanda al principio del Settecento, da lettere inedite di Guglielmo Burnet (v. anche sopra pp. 14 e 16), Guglielmo Giacobbe ’s Gravesande, Tommaso Johnson 57’