Bibliografia Vichiana II
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CHAIX-RUY
e Celestino Galìani », Napoli, 1930, estratto dagli Atti dell’Accademia di Scienze morali e politiche). Altre consimili o derivazioni o coincidenze 0 somiglianze sono notale dallo Ghaix-Ruy a proposito di Leone Abarbanel (pp. 81-83, nota 9), del gesuita Stefano Deschamps (pp. 97-98, nota 14), del Leibniz (pp. 136-38, nota 28), del Domat (pp. 199 200 e 218, note 1 e 2), del Malebranche (pp. 220, nota 22 e 249-50, nota 6) e segnatamente (pp. 194-96, nota 24) di taluni concetti svolti in un manoscritto inedito di Lucantonio Porzio, serbato nella biblioteca napoletana dei Gerolamini e contenente lettere a Giovan Girolamo Acquaviva duca d’Alri, Francesco Verde vescovo di Vico Equense (il maestro di diritto del Vico) e monsignor Andrea d’Aquino, più ancora un ’ Apologia dell’atomismo , cioè della dottrina condannata dall’autorità ecclesiastica napoletana nel processo contro gli « ateisti » e alla quale, oltre che il Porzio, aveva in gioventù aderito anche il Vico (v. sopra pp. 175-76). Inoltre lo Chaix-Ruy promette (pp. 301-302) uno studio sull'efficacia esercitata dal Vico sul posteriore pensiero particolarmente francese e tedesco. Per intanto, egli scorge « nettement » codesta efficacia, per quanto concerne la Francia, nel Michelet, nel Ballanche, nei conte di Gobineau, nel Renan, fors’anche nel Flaubert (v. sopra p. 711) e in Enrico Federico Amiel da Ginevra (1821-81) ; e, circa la Germania, in Giacomo Giuseppe Goerres (1776-1848) e in Federico Schlegel (1773-1829), 1 quali dice ration des peuples par le retour à la barbarie spontanée », nonché nel Nietzsche (v. sopra pp. 405 e 766). Si tengano presenti altresì le pp. 169 (nota 3) e 174 (nota 18), ove si ricorda che un’idea vichiana «a été rappelée justement per Maurice Blondel dans ses dernières pages de son étude publiée dans Le procès de Vintelligence », e che « on trouve dans le De antiquissima nettement ébauchée cette logique de 1’ action, dont, il y a trente ans, M. Maurice Blondel a tenté de fixer les règles après Maine de Biran et Ravaisson ». Al che aggiunge la postilla che di simiglianze e dissimiglianze del Nostro con Francesco Pietro Maine de Biran (1766-1824) discorre diffusamente il Galasso nel citato Criterio della verità , pp. 88-95. L’articolo inserito nella Revue de métaphysique et de morale è, più che altro, uno scritto informativo d’occasione. Non così il volume contenente le (Euvres choisies del Nostro : tutt’ altro che scolastica antologia, esemplata, quanto a metodo, sulla mia (v. sopra p. 150), cioè estraendo da tutte le opere vichiane una serie di frammenti, riordinati poi per materia, collegati insieme con un’esposizione continua e illustrati con note a piè di pagina. Nelle quali non mancano indicazioni di quelle che sembrano al compilatare (il quale anche questa volta forza la mano) prove dell’ efficacia del Vico su scrittori posteriori, tra cui sono ricordati nuovamente il Montesquieu (p. 145), il Michelet (p. 174) il Nietzsche (pp. 46 e 114), il Flaubert (p. 51), il Renan (p. 60), e a costoro vengono aggiunti il Fustel de Coulanges (pp. 56 e 58 e cfr. sopra pp. 708-10), il Freud (p. 108), finanche il Baudelaire (p. 131) e Maurice Barrès (p. 44). Di quest’ultimo si cita il Voyage à Sparte. Del Baudelaire si ricorda lo studio in cui il poeta francese fa derivare il riso dalla natura demoniaca dell’uomo, ossia da un certo « sentiment de supériorité » nato dall’orgoglio : concetto che viene raccostato alla teoria del riso formolata nelle Vindiciae vichiane ; eh è