Bibliografia Vichiana II

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GUBER- UFSCITS - IROTSKY ■ WILSON ■ VILLA

bolscevici, e che già il gran profeta del comuniSmo, Carlo Marx, come s’è detto (p. 714), aveva sentenziato che il Vico aveva scritto il suo capolavoro «nello stranissimo dialetto nepoletano ». Dato ciò, è ancora meno da maravigliare se, nella prefazione del Lifscits. il Vico, secondo oggi usa fare in Russia nei riguardi dì tutti gli scrittori politici di qualche levatura, sia trasformato, da idealistico fondatore dello storicismo asspluto, in precursore del Marx, del materialismo storico e del comuniSmo. È da stupire anzi tanto meno, in quanto a codesta trasformazione hanno lavorato, da quasi un secolo, almeno nove decimi degli scrittori russi che sì sono occupati dell’ autore della Scienza nuova (v. sopra pp. 780-33). Altri ragguagli si possono leggere in una mia recensione inserita in Biblion , I, 5-6 (1947), pp. 321-22 e parzialmente rifusa qui. Sorvolando su essi, preferisco aggiungere che a proposito della voga goduta attualmente in Russia dal Vico quale precursore della teoria della lotta di classe, il Fisch, nell’introduzione alla traduzione inglese ée\VAutobiografia (p. 107), osserva che non senza un perché il Trotsky cita fautore della Scienza nuova nella prima pagina della Storia della rivoluzione russa, e Edmondo Wilson adotta quale punto di partenza di To thè Finland Station la « scoperta » del Vico compiuta dal Michelet.

VIII IN ROMANIA

1. G. Villa. Il merito di avere fatto conoscere ai romeni le opere vichiane e averli invogliati a studiarle, spetta precipuamente all’italiano Giovanni Villa. Merito tanto maggiore in quanto egli, trasferitosi in quelle parti nel 1941 e consacratosi col maggiore entusiasmo a diffondervi la cultura italiana, con particolare riguardo al pensiero vicinano e a quello crociano, ebbe, appunto a causa di codesta sua preferenza, non poche beghe con colui che in quel tempo rappresentava a Bucarest il governo fascistico, e che fece di tutto, senza riuscirvi, per farlo espellere dalla Romania. Basta quanto precede a mostrare che gli scritti vichiani del Villa si muovono nell’ àmbito dello storicismo crociano ; il che vuole dire che aderiscono alla tesi fondamentale del Croce: che la Scienza nuova è una compiuta filosofia dello spirito. Tuttavia il Villa s’allontana dall’interpretazione crociana nei riguardi dell’ identificazione vichiana tra mito e poesia: identificazione che a lui sembra conforme a verità, laddove il Croce, seguito da chi scrive (contro il quale altresì esso Villa polemizza ad armi assai cortesi), considera 1’ anzidetta identificazione vera e propria confusione tra quella forma soltanto semifantaslica del conoscere eh’ è il mito e quella forma pienamente fantastica eh’ è, per contrario, la poesia.