Bibliografia Vichiana II

tico dell’anzidelto dr. Kaneko (1917), un altro del dr. Fukada (1918) e un libro di Kugenuma Naoshi, edito nel 1922 a Tokyo col titolo che suonerebbe in italiano La filosofia del Croce e le sue teorie dell' arte. Comunque, gli studiosi giapponesi vennero a conoscere i capisaldi delle dottrine vichiane di ragion poetica attraverso ben tre traduzioni delVEstetica del Croce : dell’ anzidetto Kugenuma Naoshi (1922), di Baha Mutsuo (1927). nonché di Hasegarta Makoto e di Otsuki Renji (Tokyo, Shunshu, 1930, nella Raccolta dei grandi pensatori mondiali). Analogamente, la critica dantesca del Vico venne resa nota in Estremo Oriente attraverso la crociana Poesia di Dante, volta in giapponese da J. Oga e M. Kuroda e pubblicata a puntate nella rivista « The Geibum (Le belle lettere), Monthly organ of thè Kyoto Literary Society »), durante gli anni 1923-28 ; così come a presentare indirettamente ai suoi connazionali le teorie storiografiche del Nostro vacò Coro Mono Hani, col dare fuori nel 1930, presso la casa editrice Jevanami di Tokyo, la sua versione della crociana Teoria e storia della storiografia. Lo Hani, del resto, era stato a Napoli sin dal 1923, « pensando al Croce e al Vico », come scrisse poi egli stesso, e in italiano, al Croce da Tokyo (28 luglio 1938), e certamente non potè fare di meno di discorrere del Nostro in almeno uno dei suoi libri: quello sul Croce stesso (Tokyo, libreria Kavvade, 1939). Col quale aveva avuto antecedentemente rapporti personali anche l’economista inoguke Onihì, venuto a Napoli nel 1917 e autore di un Viaggio in Italia (Italia no tabi, Tokyo e Osaka, 1919), nel quale non aveva mancato di ricordare che nella Villa Comunale di Napoli « vi è la statua del Vico, fondatore della filosofia storica, e che il Croce loda tanto ». Cfr. B. Croce, Ricordi e lettere di amici giapponesi, nel quinto dei Quaderni della « Critica » (luglio 1946), pp. 101-11.

XIII NEGLI STATI UNITI D’AMERICA

1. M. Fisch eT. G. Bergin. Gli studiosi del Vico debbono particolare gratitudine a Max Fisch e a Thomas Goddard Bergin, che da una decina d’anni vanno mettendo a profitto l’uno l’ampia cultura filosofica, l’altro l'eccellente conoscenza della lingua e letteratura italiane per divulgare e illustrare nel mondo anglosassone le opere del Vico. Sopra (pp. 68-59) s’è discorso già della loro ottima versione inglese dell’ Autobiografia. Nei primi due capitoli dell’introduzione del Fisch è tracciata una rapida storia esterna così di essa Autobiografia come della Scienza nuova, non senza che vengano intercalate, in inglese, la famosa lettera al Ciacco del 25 ottobre 1725 e la dedica epigrafica a Clemente XII della seconda Scienza nuova (nella redazione del 1730). Una critica interna di questa è l’oggetto del terzo capitolo, nel quale, tra l’altro, si studiano ; a) i rapporti ideali del Vico col Leibniz, con Bacone, con

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KANEKO ■ FUKADA ■ NAOSUI HA NI - ONIHI ■ FISCH • BERGIN