Bibliografia Vichiana II

RITRATTI DIPINTI O INCISI

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della fu Candida Vico, figlia a sua volta 'dell’ora mentovato Ignazio. E i Santaniello li possedevano ancora intorno al 1819 : tempo in cui secondo scrive il Villarosa nella prefazione al terzo volume degli Opuscoli vichiani —la casa abitata da loro alla strada dei Mannesi venne distrutta da un incendio, nel quale perì anche la tela del Solimèna, « unica effigie soggiunge il medesimo Villarosa che rimanea del Vico ». Per fortuna, sin dal 31 luglio 1804 il cardinale Stefano Borgia (v. sopra pp. 134, 317 e 318), sollecitato da « Cimante Micenio », ossia dall’abate Luigi Godard (1745-1825), custode generale dell’Arcadia, aveva chiesto a Francesco Daniele, « per appenderlo in Serbatoio, che è una scelta pinacoteca di uomini illustri», un ritratto a olio del Vico «in tela di imperatore, cioè alto due palmi e mezzo ed a proporzione larga » ; e il Villarosa, premurato a sua volta dal Daniele, aveva fatto fare e mandato a Roma una copia del quadro del Solimèna, ricercata e fatta fotografare dal Croce, venne primamente pubblicata da lui a principio della vecchia Bibliografia (1904), donde è stata riprodotta poi innumeri volte. Derivala dalla tela solimeniana, pure esibendo un Vico meno vecchio e meno macilento, sembra sia un altro ritratto a olio, che il carissimo e purtroppo scomparso Giuseppe Ceci acquistò una quindicina d’anni fa, per tre lire, sui gradini della chiesa napoletana di Santa Maria di Costantinopoli, e donò al Croce, che lo ha collocato sullo scaffale serbante la sua collectio viciana. Finora è stato pubblicato una volta sola, cioè nel mio citato volume edito dal Bompiani (v. sopra p. 787). Non è il caso di aggiungere altro a quanto qua e là s’ è detto sopra (specie a p. 670) di certe più o meno brutte litografie ottocentesche e d’un ritratto a olio novecentesco che decora la presidenza del Liceo Giambattista Vico di Nocera Inferiore. Non è il caso, perché si tratta di roba che ha la pretesa di esibire le fattezze del Nostro, ma alla quale non s’adatterebbe male ciò che proprio il Nostro diceva (Opp., I, 272) di quel tal « pittore, che ad immagini informi, le quali per sé non si potesser distinguere, scrivesse sotto : 1 Questo è uomo ’, ‘ Questo è satiro ’, ‘ Questo è leone ’, ‘ Questo altra cosa’» • Tuttavia non si può non consacrare qualche parola a due pezzi iconografici non privi di qualche interesse. L’uno è il quadro, già ricordato sopra (p. 803), di Biagio Molinaro. Rappresenta, presso un uscio di strada, e nel mo-