Bibliografia Vichiana II

GIUNTE F CORREZIONI

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c che soliamo dopo del 1725 s'avvedesse che quella conversione era Te•Mrcma conseguenza logica della gnoseologia del Liber metaphysicus. p. 892. Tra il numero 45 e i numeri 46-47 aggiungere un numero 45 bis, da consacrare allo studio di Ferruccio Pardo su Giambattista Vico e Benedetto Croce (Trento, 1927, estratto da Scuola , bollettino del R. Provveditorato per la Venezia Tridentina, anno IV, fase. 10-12, ottobre-decembre 1927, pp. 17 in 4° grande a due colonne). p 901, n u 114. Nei citati documenti vichiani della collectio del Croce trovo altri due scritti vichiani della signorina Emilia Nobile ; a) un capitolo di un libro dal titolo Cicerone e la filosofia della religione (1914) : capitolo nel quale si studia II mito religioso secondo Cicerone in « De natura deorum e Vico nella « Scienza nuova » ; />) una lettera del 19 novembre 1916, relativa all’ orazione vichiana in morte della Cimmino iv. sopra p. 93). p. 904. Un numero 129 bis va consacralo al Francesco Bacone di Sante Cesellato, pubblicato dalla Cedam di Padova nel 1941 quale volume sesto della seconda serie della collana Problemi d'oggi. E invero il capitolo secondo della terza parte (pp. 173-90) s’ intitola Bacone e Vico. Nella prima delle tre sezioni, in cui si divide {Il mito e I’ allegoria ), viene affermato, piuttosto vagamente, un’efficacia di Bacone sul Nastro. Nella seconda {Il metodo della scienza) si riconoscono le affinità di pensiero tra i due filosofi : avversione alPaslrattismo, senso del particolare, e via enumerando. Nella terza {Il vero e il certo) si conclude «che fu Bacone a liberare Vico dalTastraftismo intellettualistico e ad aprirgli la strada nel mondo sconfinato dei fatti e delle esperienze » (p. 190). p. 905. dopo il numero 137. Non sono riuscito a vedere Le discipline filosofiche e i loro problemi nella storia della filosofia di Guido Rossi (Venezia, Editrice < Zanetti >, 1944). Ma da una recensione di Ettore Bolisani {Humanitas di Brescia, fascicolo del giugno 1947, pp. 621-23) apprendo che un capitolo è consacrato alla cosiddetta filosofia della storia, e che in esso si esaminano le dottrine del Vico e del Croce. p. 906, dopo il numero 149. In Humanitas di Brescia, fascicolo del decembre 1947, pp. 1222-29, Franco Lanza tratta il tema Linguaggio barocco e filosofia vichiana. p. 952, rr. 15-17. Mi s’informa che il busto del Nostro scolpito da Francesco Jerace e che, nei primi mesi del 1943, vidi a Nocera Inferiore nel bel mezzo della piazza antestante al Liceo Giambattista Vico, è stato, durante il periodo dell’armistizio, rimosso e gettato in un sottoscala d’un edificio municipale. Perché mai ? Forse perché sul piedistallo era inciso « A Giambattista Vico. Anno XIII E. F. » ? Sarebbe bastato scalpellare quella data. Ovvero perché, durante la parentesi nazionalfascistica, taluni fascisti nostrani e filofascisti tedeschi e inglesi, troppo fervidi nell’ inventare antenati spirituali di chi allara sgovernava l’ltalia, si compiacquero di dare saggi d’ ignoranza e stupidità, annoverando tra quegli immaginari ancètres anche, come s’è visto, l’antinazionalistico autore della Scienza, nuovo ? Comunque, mi auguro che, dopo la protesta inserita da me in II Giornale del 17 febbraio 1948 col titolo Vico con dannato, coloro che reggono le sorti della città nocerina s’inducano a revocare la ridevole sentenza che. condanna all’ ostracismo il busto del maggior filosofo italiano.