Bibliografia Vichiana II

che ha per titolo 1 « quattro a ultori » di G. B. Vico, il Tassò si pone questi due problemi : 1. perché mai qnalijsuoi auttori il Nostro ricorda proprio quei quattro, a preferenza di altri, che, magari, sulla sua formazione mentale ebbero efficacia anche maggiore? 2. in che cosa precisamente gli furono « autieri »? Di certo egli osserva Platone, Tacito, Bacone e Grozio non hanno alcun legame tra loro : il che concorre a rendere ancora meno chiaro che cosa essi abbiano significato pel Vico: senza dire che particolarmente arduo è lo stabilire un nesso tra chi scrisse il De iure belli et pacis e chi la Scienza nuova. Solo elemento che congiunga i quattro è la loro connessione, nel pensiero del Nostro, col problema, a lui particolarmente caro, del diritto universale. Appunto per questo il Tassò esamina minutamente la parte assai cospicua che lo studio quanto mai approfondito di quel problema ebbe nella formazione del pensiero vicinano : esame che lo induce a formolare V ipotesi che risultalo di quello studio fosse il principio della conversione della filologia nella filosofia, o del certo nel vero, che è a fondamento delia Scienza nuova. A condurre il Nostro a codesta conversione, più che altri pensatori, avrebbero concorso i «quattro» o, per essere più precisi, l’interpretazione, molto soggettiva, che il Vico veniva dando via via del pensiero di quei quattro, e segnatamente di Grozio. Cosicché conclude il Passò ne\V Autobiografia i « quattro auttori » avrebbero, più che altro, funzione di simboli delle quattro successive fasi del lungo processo attraverso il quale il Vico giunse alla filosofia della Scienza nuova o, quanto meno, a quell’aspetto essenziale di essa eh' è la dottrina dei rapporti tra il certo eil vero. Senza dubbio, 1’ ipotesi del Passò è molto suggestiva, Tuttavia non debbono essere dimenticati i motivi di riconoscenza che, in quanto teorico delle lingue mute e, in un certo senso, anche del mito, Fautore della Scienza nuova aveva verso quello del De dignitate et augumentis scientiarum. E va pure tenuto presente che, ne\VAutobiografia, Grozio sta anche quale simbolo dei groziani o giusnaturalisti, e in modo particolare del Pufendorf, dal quale il Vico, pure confutandolo a parole (così come il Pufendorf aveva confutato a parole lo Hobbes), toglie (così come il Pufendorf la aveva tolta dallo Hobbes) 1* ipotesi, prettamente lucreziana o ateistica, del Ferramento ferino. Nel più breve saggio, che s’intitola a sua volta Genesi logica e genesi storica della filosofia della « Scienza nuova ». e che. per essere in istretta connessione con l’altro lavoro, dovrebbe essere pubblicato in appendice a questo. il Passò non pone menomamente in dubbio che la seconda forma della gnoseologia vichiana sia, sostanzialmente, un’estensione al « mondo degli uomini », ossia alla storia, del principio del verum-factum , formolato nel Liber meta physicus esclusivamente nei riguardi delle matematiche. Ma, se questa è la genesi logica della definitiva gnoseologia vichiana, s’hanno poi documenti comprovanti che ne fu altresì la genesi storica? Al Passò sembra di no, giacché —■ egli dice né nel Diritto universale, né nella Scienza nuova prima, né \ne\V Autobiografia, il Nostro, pure parlando della conversione del certo nel vero, pone menomamente codesta sua grande « discoverta » in correlazione con la sua precedente teoria del verum-factum : correlazione che comincia a essere stabilita esplicitamente soltanto dalla Scienza nuova del 1730 in poi. Donde la grande probabilità che alla conversione del certo nel vero il Vico giungesse indipendentemente dalla teoria del verum-factum ,

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