Bibliografia Vichiana II

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PERRARI

(1838), una stroncatura del volume Vico et Vltalie veniva inserita da Guglielmi Libri nel Journal des savants , da cui, col titolo Giudizio dato dal signor Libri nel « Journal des savants » intorno all’ opera « Vico et Vltalie » di Giuseppe Ferrari , lo riproduceva in italiano nel 1840 la Rivista europea di Milano (cioè la nuova serie del Ricoglitore). Da ciò una protesta del Ferrari, che, non accolta dai compilatori del Journal , fu, insieme con talune lettere tra costoro e lo scrittore lombardo, pubblicata, invece, col titolo Sull’articolo critico del signor Libri nel « Journal des savants » contro il dr. Giuseppe Ferrari , illustratore di Vico , tanto nel Politecnico di Milano del 1889, quanto nella citata Rivista europea del 1840, non senza che il Ferrari, ripagando il suo critico di eguale moneta, facesse battere l’accento (e a ragione) sull’assenza di idee direttive e sulle contraddizioni che, pure tra molti pregi, offuscano l’opera consacrata dal Libri alla Histoire des Sciences mathématiques jusquà la fin du dix huitième siede (Paris, Renouard, 1838-41). Sfavorevole si mostrava altresì un anonimo in un Discorso intorno ad alcune sentenze pubblicate da Giuseppe Ferrari nel suo scritto intitolato « La mente di G. B. Vico » (Pisa, Nistri, 1838). Riserve e censure, sebbene commiste a molti ed esagerati encomi, s’incontrano nel lungo articolo che Carlo Cattaneo consacrò all’anzidetto Vico et Vltalie ; al quale proposito giova non dimenticare ciò che il Croce scrive del più breve articolo del medesimo Cattaneo intorno alla ferrariana Histoire des révolutions d’ltalie : che, quantunque amico del Ferrari e consenziente con lui nell’ideale repubblicano-federalistico, « la ripugnanza del suo spirito critico ad accettare quell’opera si avverte, pur tra le molte lodi, nell’accurata raccolta che fa di tutte le serie obiezioni che le erano state mosse ». Dal canto suo, il Gioberti, a proposito del mentovato articolo ne\VEnciclopedia nuova , scriveva da Bruxelles al Massari (13 marzo 1841) che, se quello scritto somigliava « ai proemi dell’edizione milanese delle opere del Vico », doveva essere « una solenne impertinenza ». Negativo è del pari il giudìzio con cui il Cantoni conchiude un suo riassunto de La mente del Vico : «Il Ferrari distrugge da sé il frutto delle proprie fatiche e de’ propri studi colle frequenti contraddizioni, con quelle sue comparazioni e antitesi ricercate ed artifiziose, che egli tanto ama », ecc. E, per fare un lungo salto ai giorni nostri, non indulgente al certo si mostra verso il Ferrari il Gentile, che non manca di ricordare una derivazione della Filosofia della rivoluzione dalla Scienza nuova ; e con severità ancora maggiore la Mente del Vico è giudicata dal Croce, come già nella Filosofia di G. B. Vico , così anche in una recensione della nuova edizione di essa Mente procurata dal Campa. La verità è che, ingegno sfavillante bensì, ma antistorico, anticritico, immaginifico, paradossale, ossia falso e storto, il Ferrari era l’uomo meno adatto a penetrare nel fondo del pensiero vichiano e a fare succo e sangue della Scienza nuova. Frutto dì mera immaginazione è, per esempio, l’avere fatto del Giannone un « rivale inedito » del Nostro, data l’antitesi irriducibile tra le due mentalità rispettive e dati gli scopi affatto diversi che si propongono la Scienza nuova e Fai tempi del Ferrari inedito Triregno. D’altra parte, il Vico che consacrò il meglio della sua vita scientifica, da un lato, a combattere il « fato » degli stoici e il « caso » degli epicurei e, dall’altro, a unificare i fatti e le idee, il certo eil vero, la filologia ela filosofia avrà fremuto nella sua tomba