Bibliografia Vichiana II
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FERRAR! ■ PREDAR!
le sue dottrine non furono il riflesso della società del suo tempo ; sofisticheria, che, strada facendo, si cangia nell’altra, ancora più paradossale : che quelle dottrine sono manchevoli, e quindi censurabili, perché il loro autore non potè giovarsi dei posteriori studi filosofici e filologici. Tanto che il Ferrari medesimo, quasi prevedendo la domanda perché mai egli avesse voluto sciupare tanto tempo e tante fatiche intorno a un pensatore, non solo divenuto affatto inutile, ma altresì esibitore di sciocchezze, risponde : « Perché la sorte del Vico sia un avvertimento per ogni italiano ». « Ossia postilla argutamente il Croce perché ogni italiano si astenga dall’essere un Giambattista Vico : ch’è un’astensione ben facile ». Per le lettere del Tommaseo al Cantò v. Ettore Verga, Il primo esilio di Niccolò Tommaseo (Milano, Cogliati, 1904), p. 152 : cfr. anche pp. 42 e 60. Per l’articolo del Libri, Journal des savants, fascicolo del novembre 1838; Rivista europea , 111, parte I, pp. 501-504: per la risposta del Ferrari, Politecnico del 1839, parte li, pp. 324-33 ; Rivista europea, HI, parte li, pp. 75-91 ; cfr. altresì Croce, Storiografia italiana nel secolo decimonono, 11, 92-93. Del lungo articolo del Cattaneo su Vico et Tllalie si discorrerà in questo medesimo capitolo (paragrafo 111, n° 6) : per 1’ altro sulle Révolutions d’ltalie v. Opere edite e inedite, ediz. appresso citata, 111, 402-404 ; e cfr. Croce, Storiografia cit., 11, 1011. - Del Gioberti v. Ricordi autobiografici e carteggio, ediz. Massari, 11, 65; del Cantoni, la citata monografia sul Vico, pp. 360-74; del Gentile, il capitolo sul Ferrari dato nella Filosofia italiana dopo il 1850, I, 1, 6 (in Critica, I, 1903, pp. 195-96) ; del Croce, Filosofia di G. B. Vico 3 , p. 337, e Conversazioni critiche, 11, 124-30. Sull’inesistente nesso ideale tra la Scienza nuova e il Triregno giannoniano, F. Nicolini, in P. Giannone, Stato e Chiesa, a cura di Nicola Nicolini (Bologna, Cappelli, 1938), p. 9, e cfr. qui sopra pp. 193-94 Sulle Rivoluzioni d’ltalia, Croce, Storiografia citata, 11, 119; sul dualismo ristabilito dal Ferrari tra le idee e fatti, ibid., I, 37. 3. F. Predari. Anche il Predari, oltre che editore (v. sopra p. 140), volle essere interprete del Vico, al quale riguardo sono da tenere presenti la lunga appendice alla sua edizione delle Opere latine , l’introduzione all’altra sua edizione della Scienza nuova (segnatamente il capitolo consacrato a La sorte del Vico nel secolo XVIII), più ancora l’articolo sul Nostro inserito nella prima edizione dell’ Enciclopedia popolare del Pomba (nelle edizioni successive fu variato). Le tesi, che in codesti scritti si sostengono in tono tanto altezzoso quanto combattivo, sono di questo genere : che, anziché precursore del secolo decimonono, il Vico fu uomo dei suoi tempi, dal momento che il secolo decimottavo seppe pure comprendere e apprezzare la Scienza nuova ; che a torto si sostiene che, per intendere pienamente questa, occorreva che la communis opinio europea si orientasse contro Tantistoricismo cartesiano, dal momento che Cartesio non valse « nulla affatto