Bibliografia Vichiana II

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PARMA - DE RURERTIS

fa conoscere quali nozioni ed idee il tale e tal altro popolo concepisce e rappresenta co’ tali e tali altri simboli, immagini e favole », il Parma la afferma « nuova scienza trovata dall’ingegno de’ moderni, in capo ai quali primeggia il gran Vico ». L’incomprensione della linguistica vichiana si manifesta una volta ancora nel terzo studio (pp. 118-53), consacrato alle opinioni del Nostro intorno al cosiddetto parlare figurato. Basti dire che punto di partenza dell’intellettualista Parma non è già, secondo aveva insegnato il Vico, che « homo non intelligendo fit omnia », ma proprio che « homo intelligendo fit omnia » (p. 131). Un fastidioso andare e venire e quasi un saltare di palo in frasca si riscontra nel quarto e ultimo studio (pp. 154-232), diviso in due parti, e che concerne principalmente il problema della storia. Aderente al principio ciceroniano della storia « magistra 7itae » (p. 189), il Parma anche questa volta forinola, contro il Vico, censure tanto banali quanto prive di fondamento (cfr. p. e., pp. 172 e 173). Tuttavia, in un punto almeno (p. 166) mostra d’avere compreso sia che, « se non vogliamo convertire la storia in un’improba ed ingannevole fatica o in un giuoco illusorio », occorre riconoscerne « la fondamenta! certezza nell’origine infallibile di quelle idee capitali, senza cui lo studio della medesima sarebbe come la scoperta d’un paese che non esistesse », sia che « questo volle esprimere indubitatamente il Vico ». Non privi d’interesse, infine, talune brevi osservazioni sui rapporti ideali del Nostro col Bossuet, il Montesquieu, lo Herder, il Condorcet, il Niebuhr, il Ballanche, il Guizot, il Cousin e il Saint-Simon (pp. 189 sgg.). L’articolo sul Rinnovamento del Mamiani è ristampato alle pp. 549-610 della terza edizione, citata più oltre, del Rinnovamento stesso : cfr. sul Vico specialmente pp. 552, nota 1, 576, 590-91, nota 1. Come già pubblicati il discorso Del sansimonismo e i Colloqui sono annunziati dal Parma medesimo nella copertina del suo volume vichiano. Per la lettera del Manzoni cfr. Manzoni, Carteggio, edizione Sforza e Gallavresi, li, 187-89. 5. G. de Rubertis. Giuseppe de Rubertis da Lucilo (17711861), che esercitò l’avvocheria in Campobasso e pubblicò qualche opuscolo, si propose dopo il 1830 di dare del pensiero vichiano o, per essere più esatti, di quanto in codesto pensiero concerne il corso uniforme delle nazioni, un’ ampia esposizione. E non mancò di porla in iscritto in un grosso volume a penna, il quale, restato inedito ed entrato in questi ultimi tempi nella collectio viciana del Croce, s’intitola : «Le mie meditazioni sopra la ‘ Scienza nuova ’ di G. B. Vico, o sieno pensieri coordinati sopra una storia ideale che percorrono le nazioni ’. Quadro preliminare » . Gli scrittori ivi posti maggiormente a profitto, e dei quali più di frequente s’incontrano in margine i nomi, sono il Montesquieu, il Condillac, il Pluche, il Boulanger, il Mably, il Buffon, il Dupuis, il Filangieri