Bitef

Predstave u Lilu prilagodavaju se dimenzijama Gran Teatro,. golcmoj dubini senke nepravilnog četvorougla, koji su Meme Periini i Antonelo Aglioti - u sjaju bleštavog svetla krupnih razbacanih svetiljki - isekli u ravne slike, slične crno-belim fotografskim pločama što niču na raznim mestima. Porodični nameštaj razmešten je u elegantnom neredu; mútni prozori se osvetljavaju. Napred, crni rekvizít koji podseča na mrtvački sanduk, i poklopac, sa velikim okruglim časovnikom, zaustavljenim. Dečak u haljini - reklo bi se kratka mantija kuca na mašini. Predstava artikuliše svoje slatke i múčne košmare oko nekog nenapisanog teksta u kóme se prepliču Artaud i Bataille. Dečak Heiiogabal - guài se u mučnim snovima, u kojima garnižu majke-übìce, debele žene, izvrnutih vratova, koje, raskrečenim nogama okreču stolice. Harpije sa perikama, uzjogunjene devojke, kreštave kurve. Zene sa nogama presvučenim lakovanom kožom, čija gola stopaia pozivaju. Dečak susreče svoje dvojnike, susreče grotesknú i potresnu sliku nekog izbeljenog muškarca, osim suspenzora i baletanki, nagog, prilepljenog uz ogromnu debelu ženu sede kose, obučenu u kožu ili šljokice, sa kojom on u duetu peva Oh, my papa... Propračena bučnom muzikom (Alvina Currana) i frenetičnom bukom, naglašena sardoničnim humorom,

predstava Memea Perlinija gomila odlomke portreta umiljatog i sìlovitog adolescenta, okovanog strahom, uznemirenog drskim željama - žeIjom za übistvom, za pobedom, za patnjom, za beskonačnim nizom raznih želja. Adolescent, opijen sopstvenom smrću, koji otkriva draži otkidanja. Adolescent kao i svi, ali u svetlosti genija (Artauda i Bataillea) kad bi on nosio u sebi fascinantnu darovitost Memea Perlinija da stvara efemernu i čudesnu gradevinu pozorišne slike. □ Kolet Godar, Le Monde, 5. novembra 1981.

Note Mia Madre di Bataille, Eliogabalo di Artaud, due storie, due epoche, un fondamentale parallelismo: la presenza ambigua, tormentosa e tortuosa della figura della donna, della madre. Il rapporto che lega i figli alle proprie madri, gli uomini alle donne, è la complicità; un legame ineluttabile, quindi fatale e tragico. Ineluttabile è soltanto ciò che è assoluto e, la donna, così come vive in questi due testi, è questo assoluto.

Per Artaud le Giulie che hanno fatto la grandezza e la morte di Eliogabalo, non sono altro che le eredi delle dee tipiche, in cui il principio maschile e femminile hanno cessato di essere termini contraddittori per diventare unità, cioè, principio astratto ed eterno. Questa unità ed identità divina si è trasmessa attraverso loro nel folle progetto totalitario di Eliogabalo. Per Pietro, il protagonista di Bataille, la scoperta del sesso e del peccato, la scoperta della vita ignominiosa della madre, della sua lussuria, della sua degradazione significano la scoperta della vertigine dell’infinito, rispetto alla quale non esiste più una possibile valutazione ed accettazione della quotidianità: E cercando Dio volevo sprofondare e coprirmi di fango, per non essere meno indegno di mia madre. Le scene ignominiose delle fotografìe si caricavano ai miei occhi di quello splendore e di quella grandezza senza la quali la vita è priva di vertigini e non si può fissare nè il sole né la morte. Una complicità finalizzata in entrambi i testi ad un progetto: quello della regalità in Eliogabalo, quello di una strana educazione sentimentale alla rovescia in Mia Madre. Ispiratrici e motori di tali progetti sono le donne, le madri e le due storie raccontano il lento, fatale dipanarsi ed attuarsi di queste volontà femmi-

nili. La donna, in quanto identità con il divino, si trasforma in elemento necessario ed elimina così la possibilità di un’azione libera in coloro che vengono coinvolti in questa realizzazione dell’assoluto. Giulia Domna prima, Giulia Soemia dopo, ordiscono trame, si prostituiscono, consumano incesti davanti ai corpi dei propri figli uccisi, pur di realizzare il loro desiderio dì regalità, trascinate da quella forza cosmica che vive in loro in quanto dee, nella quale non esiste più divisione tra bene e male, tra crudeltà e amore. Il potere raggiunto da Eliogabalo è la concretezza storica della loro divinità. Anche Elena, la protagonista di Bataille, è alla ricerca di questa identità, di questa divinità, del momento di piacere totale dove annullare per sempre la sua angoscia. Il momento di massimo piacere è raggiungìbile soltanto attraverso il delirio ed in questo delirio precipita Pietro, incalzato, stordito, sconvolto dai giuochi, dalla disperazione, dalle recite della madre, decisa a coinvolgere il figlio nella realizzazione della felicità assoluta. □