Breve storia della provincia Veneta della Compagnia di Gesù, S. 85

Capo XI. I sacri ministen.

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Oltre alle feste si facevano nel corso dell' anno funzioni straordinarie, nelle quali il* flutto dell’anime era il più delle volte grandissimo. Una di queste era la funzione delle quarant’ ore d’ esposizione del Santissimo Sacramento, che si costumava fare specialmente negli ultimi giorni di carnovale, con Comunione generale del popolo, abbondante parola di Dio e altre pie pratiche, con le quali si intendeva consolare il Cuore Sacratissimo di Gesù nelle grandi offese che gli erano fatte in quei giorni. Il popolo accorreva sempre in folla, e ne rimaneva commosso a divoti e teneri sentimenti d’ amore verso Nostro Signor Gesù Cristo, di dolore per le ingiurie, onde per i peccati degli uomini è afflitto il suo Cuore, e di desiderio di farne ammenda. ;|) Si celebrava ancora in tutte le nostre chiese il sacro triduo in fine della settimana santa, entro il quale la funzione

0 In San Sebastiano di Verona questa pratica fu introdotta 1’ anno 1845 dal P. Luigi Costa, il quale ne compose un libretto che pubblicò per le stampe. Il P. Pietro Tacchi Venturi S. I. a pag. 204 del suo noto Volume ( Storia della Compagnia di Gesù in Italia , Voi. I, Roma-Milano, 1910) narra come due Padri della Compagnia avessero l’anno 1556 inventata questa pratica; e sull’autorità dell’Orlandini { Historiae S. I. prima pars, auctore Nicolao Orlandino, Roma, 1615, lib. XVI pag. 540 n. 10) asserisce che questo fu il primo caso di Quarantor e fatte in tempo di carnevale. Riportiamo il fatto con le sue parole : « Di maggiore conseguenza rispetto al tempo, di poi fissato pel sacro rito, fu l’accaduto in Macerata nel carnevale del 1556. Di quei giorni avevano messo in iscena una commedia, o dramma, così impura ed oscena, da farne arrossire i teatri stessi pagani, come si esprime un contemporaneo presente sul luogo. Due missionari gesuiti, il portoghese Emanuele Gomcz e il belga Giovanni Montaigne, per ritrarre la parte più sana del popolo dalla lurida rappresentazione, vennero in pensiero di esporre per quarant’ore il Santissimo, con bello e inusitato apparato di lumi e di addobbi. L’espediente riuscì a meraviglia : il popolo, risvegliata la fede, non esitò a preferire la chiesa alla scena. « Il favore che l’ingegnoso trovato ebbe in Macerata, contribuì grandemente a raccomandarlo dappertutto, dov’era possibile usarlo, anche in piccoli luoghi c miseri collegictli. Prima che il secolo tocchi il suo termine, non v’ ha collegio o casa tra’ Gesuiti che non 1’ adotti in quei medesimi giorni, nei quali dapprima erasi sperimentato sì salutare alle anime ». Si noti che la funzione delle Quarant’ ore si soleva fare dai Nostri anche nei tre ultimi giorni dell’anno, aggiungendovi il primo dell’anno seguente, o in altra stagione opportuna.