Genti d'arme della Repubblica di Venezia, S. 49

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d'arme Silvio di Porcia, del quale sarà parola più innanzi, troverà opportuno di fissare nel codicillo al suo testamento (’) una possessione speciale a favore dei figli o nipoti che dovevano succedergli nella condotta, affinchè potessero ritrarre in parte i mozzi pecuniari per il mantenimento della compagnia. E non vanno passate in silenzio le spese relati ve ai vestiari, ch’orano veramente sfarzosi. Fulvio 1° di Porcia, altro condottiero della repubblica, e molto chiaro scrivendo in proposito al signor Flaminio Piovono : «Quando ella vegli la tenentia, vo’ che si facci una casacca bella di velluto ricamata d’oro a Milano, di valuta almeno di 300 scudi, che vesta quattro staffieri di velluto honoratamente, che tenghi almeno tre belli cavalli e ne conducili quattro in mostra almeno et si facci lei un par di mudo di drappi con cappe e calzetti di seta buoni... Il suo viver parco, vestir ordinariamente, star con cavalli d’ uomo d’arme solo, molto le ha fatto perdere della riputazione d’amore alla banda; il soldato non ha comparatione per guadagno con alcuno, nè patisce mestiersì nobile il civanzo... e bisogna che s’ella vuol far sto mestiere, la metta mano a quei scudazzi che non s'irruginiscano »( 2 ).

(!) Doc. n. 18. - Circa lo spose d’armature, vedansi documenti u. 7 o 88. ( 2 ) Ardi, conti Alfonso ed Eugenio di Porcia c Brugnera. Cod. cart. contenente lettere relativo alle genti d’ arme. Di questo parere è anche il Brancaccio, ohe nel suo libro 1 carichi militari scrive : «Non è vitio che scemi più la reputatione, nè che tronchi più la strada degli honori ad un soldato che 1’ avaritia». Venetia, Deuchino od., 1020. Pag. 92,