Il Molise dalle origini ai nostri giorni
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Mutate coltura ! Ciò si può diro dall’ alto della cattedra , riscuotendo anche il plauso dei giovani quanto incompetenti uditori ; senonchè bisognerebbe indicare a quali colture si deve ricorrere, senza di ohe l’esortazione è troppo generica, assolutamente dottrinale, o vuota del tutto di valore pratico e reale. Che il protezionismo poi, abbia in sè e svolga funzioni anestetiche sullo energie industriali-agricole, è asserzione che dove stupire ogni competente di economia agraria, tanto è infondata ed in aperta opposizione alla realtà vera delle cose. Il progresso raggiunto dall’agricoltura mediante il regimo protezionista è di tale evidenza che nessuno , sinceramente , può contestare. Sarebbe forse alquanto esagerato dire che il protezionismo sia stato il fattore determinante o precìpuo di siffatto progresso ; bisogna , peraltro , riconoscere che gli ha conferito un sicuro impulso, e sopratutto che non gli è stato nè di freno, nè d’impedimento. Da trent’anni in qua, in pieno regime protezionista, le rotazioni agrarie sono migliorate : le leguminose hanno ridotta la produzione del granturco : il prato si è esteso là dove trovava tutte le condizioni essenziali ed accessorie per essere congruamento rimunerativo ; i concimi corroborano in discreta misura la riserva nutritiva dei terreni, e due altri coefficienti di progresso superarono le generali previsioni : il bestiame o le macchine. 1 midi, che col censbnento IO gennaio 1876, erano nel Regno in numero di 293.868, col censimento 19 marzo 1908 sono ascesi a 388.877 ; o i bovini che ammontavano a 4.772.162 (censimento 13 febbraio 1881) sono pervenuti nel 1908 al grandioso contingente di 6.198.861. Il parallelismo fra ['incremento della produzione granaria e della produzione del bestiame non è senza significato ; poiché dimostra nel modo più tangibile che nel nostro paese la cerealicoltura è il pernio di qualsiasi altra attività integratrice doli’industria agricola. Le macchine , infine , che un tempo vedevamo soltanto esposte nelle Scuole Superiori d’Agricoltura o incise sui Cataloghi delle ditte costruttrici, con quel senso di rammarico con cui si contempla una mèta lontana e vietata, oggi come abbiamo già detto sono numerose nelle pianure molisano, dove squillano ai venti il peana del concitato lavoro; e tentano 1’ ascesa dei nostri m0nti.,,,.,.. Altro che “ narcotico „ di dazi, e “ soffici guanciali „ della protezione ! Se protegge la granicoltura la ricchissima Francia, se la protegge la Germania satura d’ industrie , come pretendere che 1’ Italia divenga liberista , a meno che non si voglian ridurre a povertà le provincia dall’Alpi al Tevere, e ad una men vasta Irlanda il Mezzogiorno ? E il Mezzogiorno sarebbe così remissivo da permettere un siffatto attentato alla propria economia, ora specialmente che si trova in uno stadio di risveglio radioso di tutte le energie e le virtù di lavoro da secoli sopito? Dobbiamo tener presente che nell’ltalia settentrionale e centrale (Sardegna compresa), la superficie a frumento secondo i dati del 1911