L'elemento slavo nell'albanese della Calabria Citeriore

adduce vano pure, con miraggi di promesse, superstiti leggende grecaniche che parlavano ai fantasiosi Schipetari, nel sentimentalismo sconsolato delle disfatte, di antiche glorie e del pianto perenne di Sibari e di Crotone in cospetto del mare languido, quasi dall’oriente le due necropoli si aspettassero nuovi coloni per novella vita. E i nuovi coloni vennero, ma non più dalla civiltà achea. Vennero essi gli Albanesi da un mondo più giovane, fuor da un lento medioevo orientale, e approdando ai lidi d'ltalia forse sognavano ancora i loro guerrieri gli epinici e gli elegi patri. Ma nelle nuove sedi, nei domini dei principi italiani, per necessità di vita e di adattamenti finirono per confondersi nella gran massa delle popolazioni agresti come semplici lavoratori della terra, perdendo a po' a po' dello spirito patriarcale e cavalleresco del loro oriente, che ormai sembra soltanto cristallizzato come in una forma dogmatica negli usi e nei costumi. La poesia dei sogni d'oriente non poteva circonfonderli più a lungo; le rose d'oriente non sono belle che in oriente, e al di fuori perdono a lungo andare dell'originaria fragranza. Invano oggidì pertanto il richiamo rituale alla caratteristica vita della patria d’oltre mare: sono richiami sterili che lasciano appena una nota fuggente, una illusione, mentre la realtà immanente d’una vita ahi, troppo materiata ricorre a dissipare anche le illusioni, a spegnere le suggestioni delle fantasie. La lingua degli Albanesi d’ltalia per altro al di sopra d'ogni cristallizzazione di forme resta ancora un monumento importante, e giova cogliere gli stami di codesta fiora esotica prima che dal tempo assimilatore essa venga ulteriormente corrotta. Il parlare albanese d'ltalia infatti ancor meglio dell’albanese d'oltre Adriatico, perchè appunto meno contaminato da elementi turcheschi, imposti dai dominatori ai loro sudditi, può attestarci della genuina natura della vecchia lingua madre sorta su dalle trasformazioni dell'antico epiro tico nei primi contatti coi popoli più giovani dell’Europa non più romana.

4