L'Italia e la questione del calendario al principio del XX secolo

L ? ITALIA E LA QUESTIONE DEL CALENDARIO

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scrive il Pentateuco (*) ; sìa ciò che si legge in tutti gli storici ecclesiastici che denominarono Quartodecimani, e non già Quintadecimani, i Cristiani che celebravano la Pasqua il giorno stesso degli Ebrei ; sia ciò che prescrivono i canoni relativamente ai medesimi ; sia ciò che dicono tutti gli scrittori, Padri della Chiesa e computisti cristiani, da Ippolito, Anatolio di Laodicea, Teofilo di Alessandria, Vittorio 1’ Aquitano, Dionigi il Piccolo, Beda e via via, fino alla riforma gregoriana, che tutti, in conformità col Pentateuco, hanno inteso per giorno della Pasqua ebraica il decimo quarto , e non il decimo quinto della luna di Ni san. Dico il decimoquarto, giorno del plenilunio perchè il giorno della congiunzione appartiene, nel Calendario ebraico, al mese precedente ('). Fenomeno appena credibile ma più che reale! Bastò che Gregorio XIII pubblicasse la Bolla di riforma del Calendario, perchè iu Oriente il 14 Nisan diventasse il 15 Nisan ! Continuiamo : 2) Nel 475 e nel 495, la Pasqua cristiana per la ragione che dirò or’ ora, coineidè col 13 Nisan del Calendario israelita ; fu, quindi, celebrata prima dell’ ebraica. Nessun Ortodosso oserà asserire, cred' io, che V intera Cristianità, celebrò, in questi due anni la Pasqua « contrariamente alle leggi della natura; alla verità storica ; alla logica divina e umana ». V' ha di più : 3) Un paragone tra il ciclo pasquale alessandrino, che ancora regola le date della Pasqua ortodossa, e il ciclo israelita, tra le date della Pasqua cristiana e quelle del Passali ebraico, dall' epoca del Concilio di Nicea fino alla riforma gregoriana (1582), dimostra la totale e assoluta indipendenza della Chiesa dai calcoli della Sinagoga. Nella sua lettera ai Vescovi che non avevano potuto assistere al Concilio, 1' imperatore Costantino amaramente lamentava che gli Ebrei si vantassero che, senza di loro, i Cristiani non potevano fissare la loro Pasqua ; vanto esagerato ma non del tutto senza fondamento. Ora egli fu per garantire, ad un tempo, la totale indipendenza della Chiesa dai calcoli della Sinagoga e la conformità del computo pasquale cristiano colle leggi del firmamento, che il Concilio

(') « H primo mese, ai quattordici del mese, alla sera, viene la Pasqua del « Signore, eal quindici di detto mese la solennità degli Azzimi ». {Lovii, XXIII 5-6, Esodo, XII, IS. Xum. XXVIII, 16, etc.) C 2) * Ueberall findet sich, bei den Verhandlungen über die Feìerdes Oster» festes, in den Schriften der Kirchenaeribènteix, derAusdruch tea » H'àiTj uffr OcAvjvYjg) oder Luna decima quarta, ala Benennung del » Vollmondstages gebraucht » Ideler, op. c., 11, p. 198.