L'Italia e la questione del calendario al principio del XX secolo

se Colui che, anche quando lascia fare, sempre governa la sua Chiesa, e la cui veduta è un po’ più lunga di una spanna , non aveva specialmente presente, quando permetteva la condanna di Galileo, la Dichiarazione patriarcale è sinodale del 12 maggio (v. st.) 1904. Dirò, in ogni caso, ciò che mi induce a crederlo. Nel 1593 un gran Sinodo di tutta la Chiesa ortodossa aveva luogo a Costantinopoli, e ad esso la Eussia è debitrice di due cose di sommo rilievo per la sua politica e la sua futura grandezza : la creazione di un quinto Patriarcato, quello di Mosca, (abolito poi da Pietro il Grande,) e la sostituzione, allo strumento di divisione ornai vieto del FUioqm , di un altro strumento più terribilmente efficace : il divario nella celebrazione delle feste. Pertanto, in presenza del rappresentante dello Tsar di Mosco via, i quattro Patriarchi di Costantinopoli, Antiochia, Alessandria e Gerusalemme, più numerosi Vescovi d' ogni parte del mondo ortodosso,'applicarono testualmente, e nel modo il più solenne, a chiunque adottasse la riforma gregoriana P anatema del 1 canone del Concilio di Antiochia, letterai niente riprodotto, come ottavo canone, negli atti dei Sinodo di Costantinopoli. (*) Le conseguenze politiche e religiose di quell 5 anatema durano fino ad oggi ; lo scopo della Eussia era raggiunto. « Errare humanum est », ma P errore commesso, nel 1593 dall'intera Chiesa ortodossa è almeno tanto grande quanto le ambizioni di cui fu utilissimo strumento. Infatti : 1.) Il 1 canone del Concilio di Antiochia (341) venne portato contro i <luartodechnani, cioè contro quei Cristiani che,

l’esempio dell’obbedienza del Redentore, bastano, e al di là, per assicurare alle autorità ecclesiastiche che portano, innanzi a Dio, la terribile e punto invidiabile responsabilità dei loro atti, tutta la somma dì obbedienza, anche iute ina, necessaria ed utile al buon governo della Chiesa, senza che punto occorra mescolarvi, con danno delle coscienze, l'infallibilità e l atto di fede. Un’altra osservazione. Nulla, per chiunque rifletta, è più istruttivo che il constatare quanto certi scrittori, che si direbbero portati a fare il Papa infallibile in tutto ciò che fa e dice, impauriscano ed indietreggino, a fronte di serie difficoltà e quanto, allora, siano felici di poter dimostrare che il tale atto pontificio, a mo’d’esempio la condanna di Galileo, non entra negli stretti e precisi limiti della definizione del IS7O Ora, giacché Dio detesta la doppia bilancia (Statera dolosa abominatio est apud nominum Prov. XI, 11) è. ad un tempo nostro diritto, nostro dovere e un atto di squisito carità verso innumerevoli anime quello di cooperare, colla parola e coll’ esempio, al pratico riconoscimento di quei limiti entro i quali Iddio stesso volle circoscritta la pontificia in fai libili tà. C) Vedi gli Atti del Concilio o Gran Sinodo di Costantinopoli nel Topo; StYOttiTj; v.azà, AaxCvtnv di Dositeo Patriarca di Gerusalemme lassi 1698, p. 538 Del resto tutti gli storici della Chiesa greca parlano dell’anatema portato* nel 1593 contro il Calendario gregoriano. Mi limito a citare «la Biografia del Patriarca Geremia li » del Satha.

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AL PRINCIPIO DEL XX SECOLO