L'Italia e la questione del calendario al principio del XX secolo

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L’ ITALIA E LA QUESTIONE DEL CALENDARIO

malgrado ciò che era stato prescritto a Nicea (325), continuavano a celebrar la Pasqua cogli Ebrei in qualunque giorno della settimana in cui cadesse la luna XIV. Tutta la Chiesa ortodossa scambiò, nel 1593, i Latini per Qiiartodecimani come se noi celebrassimo la Pasqua in qualunque giorno della settimana ! 2. Per legittimare l’anatema portato contro la riforma gregoriana, V intera Chiesa ortodossa si basò sul fatto, certamente innegabile, che il giorno del Passali ebraico è il giorno del plenilunio. Ora siccome il plenilunio avviene il decimoquinto giorno della luna, quando si consideri come primo giorno quello della congiunzione , la Chiesa ortodossa non riflette che, nel Calendario ebraico, il giorno della congiunzione appartiene al mese precedente, sicché il giorno del plenilunio diviene il 14'“° della luna, o mese di Nisan. Col suo anatema, la Chiesa ortodossa del 1593 confuse il 14 col 15 e il 15 col 16, giacché il 15 nisan sarebbe il 16, inchiudendovi il giorno della congiunzione ! 3. Nel gran Ciclo dionisiano di 532 anni, che fa ancor legge in tutta la Chiesa ortodossa, la Pasqua coincide col 15° giorno della luna settantasei volte in ogni ciclo. La Chiesa ortodossa del 1593 non ha certamente inteso pronunciare, constro sé stessa, nè più nò meno che 76 anatemi, ogni 532 anni: eppure, senza avvederserne, essa ha fatto questo ! 4. Più di venti volte, l’intera Cristianità, dopo il Concilio di Nicea e anteriormente a Fozio, celebrò la sua Pasqua in una domenica che coincideva col 15 nisan del Calendario ebraico in vigore. Ne segue che, senza saperlo, tutta la Chiesa ortodossa del 1593, ha anatematizzato V operato dell’ intera Cristianità anteriormente a Fozio! Sì, certamente : < Errare humanum est », ma dica 1’ imparziale lettore se, a fronte di una condanna che colpiva V intera Cristianità (1593), la condanna del sistema copernicano (1633) non diventa piccina, piccina ! E mentre quest’ultima, da gran tempo ufficialmente ritrattata, non è, ornai, più che un ricordo storico, la prima ha pesato e, dopo più di tre secoli, pesa ancora, nel 1905, sul pensiero e la coscienza delle popolazioni ortodosse. Uno scrittore ortodosso che trattò la questione con una dottrina ed una lealtà piùttosto uniche che rare, il Prof. Massimo Trpkovitch di Belgrado, non esitava a così esprimersi relativamente all’ adozione del computo pasquale gregoriano : « Anche quelli fra i nostri che sono più portati alla concilia> zione. difficilmente si indurrebbero a un tal passo, special-