Bibliografia Vichiana I

MISCELLANEE POETICHE

107

MDCCXIX, con licenza de’ superiori)». Lo sposo era quel già discepolo del Nostro che s’è incontrato sopra (p. 77) ; la sposa, una figliuola di Marcantonio, che fu poi, dal 21 aprile 1721 al 22 giugno 1722, viceré interino di Napoli. E così dell’ uno come dell’ altra precedono i ritratti, dei quali quello del Carafa è lo stesso pubblicato qualche anno prima nel De rebus gestis Antonii Caraphaei, l’altro della Borghese fu inciso in Roma da un P. Trevisan. Segue quest’ « Avviso al leggitore », dal quale sembrerebbe essere sorta tra il purista Vico e taluni collaboratori qualche discussione circa la grafia da adottare nel volume : Non ti rechi maraviglia la varia ortografia, con la quale, gentil leggitore, tu leggerai i componimenti in toscana favella stampati : anzi commenderai l’osservanza del raccoglitore inverso i dottissimi autori, che diversamente gli hanno scritti, e ciascuno ne ha la ragione dalla sua parte ; e ti rallegrerai che i dotti, benché non abbiano dritto sul parlare, pelò in questa lingua, circa picciole cose almeno e che non la fanno per nulla incerta ne’ tempi avvenire, godono una certa libertà nello scrivere. E a questa avvertenza tengono dietro versi così del Vico come di quarantaquattro collaboratori, tra cui Pietro Metastasio, il cui contributo fu il sonetto che comincia ; « Vieni, di veste florida e gioconda, Dolce Imeneo, cantando, il sen coperto ». 2. Come s’è visto sopra (pp. 30-31), già discepolo del Vico era altresì colui che porse occasione alla seconda e ancora più ampia di codeste miscellanee (18 pagine innumerate, più 156 numerate, più una innumerata, in ottavo), cioè ai « Varj componimenti per le nozze degli eccellentissimi signori don Giambattista Filomarino prencipe della Rocca &c., e donna Maria Vittoria Caracciolo de' marchesi di Sant’Eramo &c. (in Napoli, nella stamperia di Felice Mosca, MDCCXXI, con licenza de’ superiori)». Una «Tavola degli autori secondo l’ordine (alfabetico per nomi di battesimo), nel quale erano da allogarsi in questa raccolta, se la brevità del tempo avesse permesso raccoglierne tutti insieme i componimenti prima di darsi alle stampe », mostra già il gran da fare che procurò al Nostro l’impuntualità di alcuni tra i suoi circa cinquanta collaboratori, non solo regnicoli e segnatamente napoletani, ma altresì toscani e soprattutto fiorentini (Anton Maria Salvini, suo fra-