Bibliografia Vichiana I

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MISCELLANEE POETICHE

tello Salvino e altri), e tra i quali nemmeno ora mancò il Metastasio, autore questa volta dell’epitalamio che comincia : « Su le floride sponde Dei placido Sebeto ». Impuntualità riuscita al Nostro tanto più fastidiosa in quanto nel principale componimento della raccolta, ossia nel suo lungo polimetro intitolato Giunone in danza (v. sopra p. 103) che, per esibire versificate quelle che erano allora le teorie mitologiche del Nostro, rappresenta quasi un trapasso dal De constantia alle Notae (v. sopra p. 32), egli aveva voluto passare in rassegna elogiativa tutti quei collaboratori ; ragione per cui quei ritardi lo posero nella necessità d’introdurre, nell’ anzidetta Giunone, continue giunte, che poterono bensì essere intercalate nel suo manoscritto o nelle bozze finché non si procede al tiraggio dei fogli di stampa di quel polimetro, ma che doverono pure, a tiraggio avvenuto, essere date qua e là nel volume a guisa di addenda et corrigenda. Così alla pagina 102, sotto un sonetto del cosentino Francesco Manfredi (1680dopo il 1750) : « Stampata la maggior parte della Giunone in danza, alla quale, per la fretta, si era posposto stamparsi questo foglio per un componimento che si aspettava di Toscana né venne, è giunto questo leggiadrissimo sonetto, non isperato ma bensì prevenuto dalle preghiere che ’l signor Vico ne porse al signor Egizi, come amicissimo del signor Manfredi. Onde nel catalogo degli autori della raccolta, qual loda Giunone, può e deve andar congiunto con quello del medesimo Egizi, alla pagina 122, dopo il verso ultimo » ; e qui i versi da inserire. Analogamente, alla pagina 156, sotto un sonetto dell’avvocato Franco Dattilo (un nipote ex sorore del presidente Argento): «Questo componimento, quanto desiderato tanto fuor di speranza venuto, fa che ’l degnissimo autore almeno qui si onori del suo luogo nella Giunone in danza, il quale sembra ritenere qualche grazia alla pagina 123, dopo il verso 4 » ; e qui il verso da intercalare. Inoltre sotto un sonetto di Giulio Mattei, dato nella carta innumerata aggiunta in principio, è avvertito che quel « nobil sonetto » era giunto « già data fuori la raccolta » ; e sotto un altro di « incerto pisano », stampato nell’ultima pagina innumerata, che quel « sublime sonetto, che s’aspettava per la via del signor Bartolomeo Lippi », era arrivato « già data a ligar la raccolta ». 3. Il Vico medesimo racconta (Opp., V, 60) attraverso quali