Bibliografia Vichiana I

MISCELLANEE POETICHE

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vicende giudiziarie contraesse obbligazione, intorno al 1724, col magistrato Francesco Santoro, creatura del viceré Althann,, e come il Santoro, quasi per farsi pagare il servigio reso, rovesciasse su lui l’onere, serbando per sé l’onore, di apprestare una miscellanea poetica in memoria della madre del vicerémedesimo, Anna von Aspermont, morta a Praga il 13 decembre 1723. Per tal modo, prendendo a modello le Pompe funerali pubblicate tanti anni addietro in morte della madre del viceré Medinaceli (v. sopra pp. 93-94), il Nostro pose insieme un volume di 139 pagine in ottavo dal titolo « Varj componimenti per la morte della eccellentissima signora Anna Maria contessa d"Althann, nata contessa d'Aspermont (in Napoli, MDCCXXIV, nella stamperia di Felice Mosca, con licenza de’ superiori)», nel quale, alle pagine 19-52, è l’orazione ricordata sopra alle pagine 92 e 95. 4. Centoquarantaquattro pagine in ottavo comprende la quarta miscellanea, pubblicata col titolo « Ultimi onori di letterati amici in morte di Angiola Cimini marchesana della Petrella (in Napoli, nella stamperia di Felice Mosca, MDCCXXVII, con licenza de’ superiori) ». E il Vico la promosse con affetto tanto maggiore in quanto, avendo amato la bella e giovane scomparsa (1699 C.-1726) quasi quanto una propria figliuola, ricordava con grande rimpianto i tempi nei quali, oltre che essere uno dei più assidui frequentatori del salotto di lei ( Opp ., V, 122-23 ; VII, 171-72 ; Vili, 131-35), le andava spiegando anche i « principi dell’umanità delle nazioni » (VII, 170) e, se è vero ciò che dicevano i malèdici, le rabberciava o scriveva di sana pianta quei pochi sonetti eh’ egli appunto pare le facesse pubblicare nelle già citate Rime scelte di vari illustri poeti napoletani edite nel 1723 da Antonio Muzio (v-----sopra p. 105). Naturale, dunque, che, avvalendosi della sua pratica in cose librarie e tipografiche (v. sopra p. 36), badasse anche alle minuzie, non senza, come tiene a informare egli stesso [Opp., V, 61), fornire i soggetti dei fregi allegorici e delle capolettere che adornano l’edizione, e farne cosa, se non proprio «ingegnosamente magnifica », certamente non priva di gusto e molto superiore alle brutture tipografiche che di solito riuscivano in Napoli consimili raccolte commemorative. A riscontro del frontespizio è un ritratto della Cimmino inciso da Paolo Pilaia di su un quadro d’un non nominato-